Page 15 - Il grande dizionario della metamedicina
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Mi sento messo da parte, non integrato nel gruppo di cui vorrei far parte?
Ho la sensazione di non poter essere me stesso, di dover essere ciò che il mio ambiente si aspetta che io sia?
→ Acne escoriata o severa del volto: questo tipo di acne lascia segni e cicatrici. Ha le stesse cause di quella
giovanile, ma è determinata da un rifiuto più marcato della propria persona.
Un ragazzo che soffre di questo tipo di acne può avere la tendenza a paragonarsi a giovani della sua età che ci sanno
fare molto con le ragazze, mentre lui è ancora timido e vergine. Il disagio, l’imbarazzo e il rifiuto di sé può
manifestarsi sulla pelle del viso.
Ho la tendenza a rifiutarmi, a pensare che sono meno bello, meno attraente degli altri?
Cerco di isolarmi dagli altri o di proteggermi da coloro che potrebbero voler abusare di me, tenendoli lontani
con la mia acne?
Lina ha diciassette anni, ha sviluppato un’acne cistica in seguito a un abuso. Un giorno alcuni ragazzi, passando in
macchina e vedendola di spalle, le gridano: «Ehi, bella moretta!» Quando si gira, i ragazzi esclamano: «Oh!» Lina
interpreta l’episodio come un rifiuto della sua persona e si allontana ancora di più dagli altri. È in questo periodo
che vuole abbandonare gli studi. Più rifiuta se stessa, più l’acne aumenta, più si isola dagli altri. Il giorno in cui Lina
imparò a volersi bene e ad accettarsi così com’era, notò che l’acne cominciava a sparire. Meno di sei mesi dopo non
ne aveva più del tutto.
→ Acne sulla schiena:
Ho la tendenza a svalutarmi perché non posso dare agli altri il sostegno che si aspettano da me o perché non
ricevo il sostegno di cui avrei bisogno per credere in me stesso?
Può essere un sostegno di tipo affettivo, finanziario, accademico o di incoraggiamento da parte dei nostri cari.
→ Acne sul petto: il petto ha a che fare con il nostro spazio vitale.
Rifiuto me stesso e mi sottovaluto perché sono timido, non occupo in modo sufficiente il mio spazio?
ACROMEGALIA:vedi Ipofisi.
ACUFENE: rumore interno all’orecchio sentito unicamente dalla persona che ne è affetta.
Nel caso di un acufene è importante identificare il tipo di rumore che si sente, ciò che esso rappresenta per noi e
capire se ci stiamo mettendo sotto pressione per non ascoltare i nostri bisogni o le emozioni legate a questo
rumore.
Una donna sentiva un rumore simile alle cicale, che per lei rappresentavano il periodo delle vacanze. Quando se ne
rese conto, capì che non si concedeva il diritto di stare in ozio quando suo marito era al lavoro.
Anch’io ho sofferto di acufene all’orecchio destro, e anch’io sentivo il canto delle cicale. Così come per quella
donna, le cicale per me rappresentano l’estate, le vacanze. Nel periodo in cui soffrivo di questo disturbo avevo un
gran bisogno di vacanze, ma mi tenevo sotto pressione per finire di scrivere un libro che volevo far pubblicare. Al
momento dell’uscita in libreria, finito lo stress da lavoro, il rumore scomparve. Tornò appena ripresi la scrittura di
un nuovo libro, ma questa volta, avendo capito il problema, smisi di farmi pressione dicendomi che il libro sarebbe
uscito nel momento più opportuno per me.
Una delle mie pazienti mi disse che il rumore che sentiva le dava l’impressione di avere le orecchie tappate. Lo
associava quindi a un tappo. Il disturbo era iniziato al rientro dalle vacanze, dopo una discussione con suo marito.
Lui sosteneva che quando sarebbero andati in pensione (alla quale mancava poco) avrebbero dovuto ridurre il loro
tenore di vita, aggiungendo che non avrebbero più potuto permettersi di avere due vetture, di fare vacanze come
quelle che si erano appena presi eccetera. Per lei, la sola idea di non avere più la sua auto equivaleva a perdere la
propria libertà. Solo a pensarci si sentiva bloccata. Il tappo corrispondeva al timore di perdere la propria
autonomia.
L’aiutai a prendere coscienza del fatto che si trattava solo delle paure di suo marito e che invece lei era una donna
dinamica, che aveva sempre avuto ciò che desiderava e che nessuno la obbligava a vivere le cupe proiezioni del
marito. Attraverso visualizzazioni mentali l’aiutai a ritrovare il momento in cui si era sentita bloccata dalla paura.
Parlò con la donna che era stata, dicendole che avrebbe sempre avuto i soldi di cui avrebbe avuto bisogno, e che non
avrebbe condiviso le paure del marito. Incoraggiò anche lui e si liberò da tutti i turbamenti.
Dopo la seduta, la sera stessa l’acufene era scomparsa, mentre un otorinolaringoiatra le aveva consigliato un
intervento chirurgico e medicinali da prendere per tutta la vita.
Un’altra paziente sentiva strida di uccelli. Quando le chiesi cosa rappresentassero per lei, mi rispose: «Grida di
bambini». «E le grida dei bambini a che cosa ti fanno pensare?» «A quelle di mio fratello quando mio padre lo
picchiava.» Si era sentita completamente impotente per non poter aiutare il fratello e continuava a fare pressione su
se stessa per non cadere in preda al senso di impotenza che la assaliva nel suo lavoro di aiuto per gli altri.
Un’altra donna ancora sentiva le campane di una chiesa che la riportavano ai funerali della madre. Il rumore
corrispondeva alla pressione a cui si era sottoposta e a cui continuava a sottoporsi per non esprimere le sue