Page 19 - Il grande dizionario della metamedicina
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È forse il ricordo di una lettera che mi ha sconvolto o di un’azione giudiziaria di cui uno dei miei cari o io
stesso siamo stati oggetto?
ALGODISTROFIA:colpisce sia gli arti superiori (spalla, mano) sia i piedi. È caratterizzata da gonfiore (edema), rigidità e
dolori articolari. Può aggravarsi fino a creare problemi vasomotori e circolatori (mani fredde con difficoltà di
prensione) determinando un’atrofia progressiva del muscolo della mano che assume un aspetto ad artiglio. La
malattia si manifesta da sola o accompagna una periartrite o una poliartrite. Può indicare la presenza di sentimenti di
impotenza e di svalutazione rispetto alla capacità di portare felicemente a termine un compito a cui si teneva molto
(l’educazione di nostro figlio) o di aiutare una persona a noi vicina.
Avrei voluto trattenere con me una persona cara?
Provo la sensazione di essere incapace di trattenere coloro che amo?
Mi sento impotente nell’aiutare o ad avvicinare coloro che amo?
Mi ripeto spesso «non c’è niente che io possa fare»?
Mi sento colpevole di essermi assunto una responsabilità che ha avuto conseguenze negative per una persona
cara?
ALIMENTAZIONE: vedi Anoressia, Bulimia, Perdita dell’appetito.
ALITOSI o ALITO CATTIVO:un alito cattivo può essere indice di abuso di tabacco, di alcol, di consumo di alimenti
contenenti aglio o cipolla o di una carenza di igiene del cavo orale. Inoltre, può essere caratteristico di un certo
numero di affezioni, per esempio di una malattia del fegato, delle vie respiratorie (bronchi, polmoni) o del canale
digerente (stomaco). Può anche esprimere collera repressa o pensieri di odio (vedi Pelle).
L’alitosi può essere collegata a un profondo senso di ingiustizia in cui ci sentiamo impotenti a cambiare le cose, ma
per cui proviamo molta rabbia.
Provo collera per una situazione che considero ingiusta?
Provo collera nei confronti di una persona di fronte alla quale preferisco tacere per non parlare troppo?
Rimugino su un dispiacere, una delusione o dei rimproveri che mi vengono rivolti?
ALLERGIA:di solito le allergie sono provocate da situazioni che non vengono accettate o che risvegliano il ricordo di
emozioni dimenticate.
→ Allergia legata a qualcosa che non si riesce più a sopportare: quando si dice: «Non posso più sopportare
questa situazione…» il corpo può reagire manifestando un’allergia.
Un giorno una lettrice mi scrisse per confidarmi il modo con cui era riuscita a liberarsi da un’allergia agli occhi che
nessun farmaco era riuscito a guarire. Utilizzando gli strumenti della Metamedicina, si era chiesta se, tra le cose che
vedeva, c’era qualcosa che la disturbava. Aveva allora preso coscienza del fatto che ciò che la disturbava erano i
pezzetti di legno che il marito lasciava sul prato del giardino dopo il suo lavoro di bricolage. Ne parlò con lui che le
disse: «Se sono i miei pezzetti di legno che ti danno noia, li metto a posto subito». In seguito l’allergia agli occhi era
scomparsa del tutto.
→ Allergia legata a un ricordo sgradevole: un uomo allergico al glicine andò a conoscere i genitori della sua
nuova compagna. Entrando nel loro salotto, dopo aver visto un mazzo di glicini su un tavolo, si sentì soffocare e il
sudore iniziò a colargli sulla fronte. Sul punto di svenire, disse di essere allergico a quei fiori e la sua compagna si
precipitò a gettarli via. Una volta ripresosi, spiegò che il glicine conteneva un allergene che doveva assolutamente
evitare. Meravigliata, la sua compagna gli chiese: «Ma anche se si tratta di fiori di seta?» Il mazzo di fiori che aveva
provocato quella forte reazione era, in effetti, di stoffa. Quando un ricordo viene risvegliato da un’immagine, un
suono, un odore o dal tatto, il cervello non distingue più fra l’immagine memorizzata e quella che ha risvegliato il
ricordo.
L’uomo venne in seguito a trovarmi. Quando gli chiesi cosa potesse ricordargli il glicine, mi rispose:
«Assolutamente niente». Fu solo in una seduta successiva che si rammentò che nel luogo dove abitava prima che i
suoi genitori si separassero, c’era in effetti un grande glicine. Un giorno in particolare – aveva circa sei anni – in cui
l’arbusto era in piena fioritura, aveva assistito impotente a una scena di violenza nella quale suo padre aveva
picchiato sua madre. Aveva visto il sangue uscirle dal naso. Il glicine gli ricordava quindi l’impotenza di soccorrere
la mamma.
La sua crisi allergica esprimeva questo: «Io non voglio più vedere questa scena»; il senso di soffocamento:
«Aiutatemi a uscire da questa scena insopportabile».
Il cervello limbico non memorizza solo l’emozione, ma tutti gli elementi che fanno parte dell’episodio.
Quando ci si trova di fronte uno di questi elementi, si viene ricondotti nella scena dolorosa o sgradevole che
abbiamo vissuto.
Questo spiega anche il motivo per cui le persone che hanno subito un abuso sessuale non sopportano di essere
toccate, neppure in modo amichevole. Per loro, il contatto fisico risveglia a volte inconsciamente quel ricordo e