Page 12 - Il grande dizionario della metamedicina
P. 12

crescita personale. In quelle occasioni mi rendevo conto di insegnare cose che io stessa non conoscevo, come se
     un’altra voce parlasse per il mio tramite e insegnasse a me mentre io insegnavo agli altri. Quante volte mi è capitato
     di meravigliarmi di ciò che quella voce diceva alle persone che mi ascoltavano…
     Chi è quella voce che da tanti anni insegna attraverso me? Chi è quella voce che dà risposte alle mie domande? C’è
     in me una divinità? Un’energia di piani superiori si esprime attraverso di me? Io non sono in grado di dirlo. So che
     per lasciarla esprimere non ho affatto bisogno di entrare in trance, che non ho mai praticato il channeling e che non
     mi sono mai definita una medium. Questa voce fa parte di me, mi appartiene come la pelle del mio corpo e allo
     stesso tempo so che non ha nulla a che vedere con la mia personalità.
     Per fortuna i miei scritti possono dimostrare che sono sana di mente, perché le mie affermazioni avrebbero potuto
     farmi tacciare di schizofrenia. Qualche problema al riguardo, peraltro, l’ho avuto: i partecipanti ai miei seminari
     rimanevano  quasi  sempre  sbalorditi  nel  sentire  quella  voce  esprimersi  attraverso  di  me,  ma  quando  poi  mi
     conoscevano, con la mia personalità imperfetta, rimanevano delusi nel constatare la differenza. Sapeste quante volte
     ho tentato di spiegarmi, ma la maggior parte di loro non ha capito o ha capito male.
     Ecco un esempio di testimonianza che spesso mi è accaduto di ricevere e che si rivolge non alla mia personalità, ma
     all’energia che mi anima in questa missione.
     «Se qualcuno mi chiedesse cosa mi ha dato Claudia Rainville,
     risponderei:
     Quell’essere straordinario mi ha insegnato
     la conoscenza di me,
     l’amore per me stesso e per gli altri,
     a scoprire le mie paure, i miei sensi di colpa,
     a riconoscere e dominare il mio orgoglio,
     a occupare un mio spazio su questa Terra,
     ad affermare me stesso in modo gentile,
     a riconoscere il mio valore,
     ad avere sempre più fiducia in me stesso,
     ad accettarmi per quello che sono e a stare bene con me stesso,
     a farmi rispettare e a rispettare ogni forma di esistenza,
     a responsabilizzarmi e a diventare più consapevole di ciò che vivo,
     a essere felice e a ringraziare per tutto quello che possiedo,
     a riconoscere Dio in me e in ogni cosa.
     Quanto più io imparo da quell’essere divino, tanto più progredisco e vivo…
     perché realizzo quello che sono…»
                                                                                                          Gaétan G.

     Quante volte ho detto ai miei assistenti di annotare le mie parole mentre la voce si esprimeva per mio tramite, perché
     se non avessero preso nota me ne sarei dimenticata. È stata quella voce a permettermi di scrivere già dieci libri, ma
     la conoscenza che mi ha dato fa sì che ne abbia almeno altri dieci da scrivere.
     Non ho mai tenuto due seminari uguali. Per realizzarli, ho dovuto farmi seguire da un assistente in diversi seminari
     su un determinato tema, in modo da costituire un nucleo dei miei discorsi sul quale costruire poi un primo seminario.
     È quanto accaduto per Liberazione della memoria emozionale, ripreso da altri intitolati Liberazione emozionale.
     Ho dovuto vivere un evento piuttosto drammatico per rendermi conto di quanto ignorassi il valore di quel «dono».
     Il fatto è accaduto nel luglio del 2009. Tornavo in Italia in aereo e stavo facendo scalo a Bruxelles. Dopo un lungo
     volo  notturno,  ero  stanca.  Mi  presentai  al  banco  del  check-in  per  prendere  il  volo  per  Milano  e  consegnai  alla
     hostess il passaporto e il biglietto perché mi trovasse un posto vicino al finestrino. Mi chinai per pochi secondi per
     mettere la valigia sul nastro trasportatore. Quando mi rialzai non vidi più la borsa che avevo appoggiato sul banco
     proprio davanti alla hostess. Allora le chiesi: «Dov’è la mia borsa?» «Quale borsa?» «La borsa che ho appoggiato
     qui davanti a lei». Mi disse di non aver visto niente, ma che nell’aeroporto c’era una stazione di polizia e mi invitò a
     recarmici per fare la denuncia. In pochi istanti il mio universo si era capovolto.
     Nella borsa c’erano i soldi per i miei prossimi mesi in Europa, le carte di credito, la carta d’identità, la patente, le
     chiavi di casa, quelle dell’auto, la chiavetta del PC, gli occhiali e tutti i miei gioielli più belli. Non mi restava
     neanche un centesimo per fare una telefonata. Per fortuna mi era rimasto il passaporto, altrimenti non avrei nemmeno
     potuto lasciare Bruxelles. Un’altra fortuna era che Lidia, la mia traduttrice in Italia, sarebbe venuta a prendermi al
     mio arrivo. Lei aveva un mazzo di chiavi di casa mia, dove tenevo una seconda chiave dell’auto.
     Ero  sotto  shock.  Che  cosa  avevo  fatto  perché  mi  succedesse  tutto  ciò?  Non  capivo.  Io  sono  una  persona
     profondamente onesta e di natura generosa. Cosa voleva insegnarmi allora quella situazione? La mia cara voce mi
     disse:  «Cosa  rappresentava  per  te  quella  borsa?»  Tutto  quello  che  conteneva  poteva  essere  sostituito,  tranne  i
     gioielli che avevano per me un valore inestimabile. Li aveva creati il mio precedente marito con le sue mani. E udii
   7   8   9   10   11   12   13   14   15   16   17