Page 154 - Come vivere più a lungo
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terali anche seri, e il cambiamento della dieta ha un'efficacia limitata.
Nel 1984 il National Institute of Health raccomandava di diminuire l'appor-
to dietetico di uova e grassi animali, in modo da portare a 200-300 mg. al gior-
no la quantità di colesterolo ingerito. Inoltre, nel rapporto «Obiettivi dietetici
per gli Stati Uniti» del 1977, steso dai membri del Select Committee on Nutri-
tion and Human Needs del Senato americano (presidente il senatore George
McGovern), uno dei sei obiettivi dietetici indicati riguardava la riduzione del
consumo di colesterolo a circa 300 mg. al giorno. Ma già dal 1970 si sapeva,
dalla costosissima ricerca di Framingham sul rapporto tra dieta e disturbi car-
diaci, che la riduzione del colesterolo ingerito non riduce il livello del coleste-
rolo nel sangue. In questa ricerca uomini e donne consumavano in media ri-
spettivamente 702 e 492 mg. di colesterolo al giorno (Un uovo ne fornisce 200
mg.).
Le concentrazioni medie nel sangue di uomini e donne con consumi supe-
riori alla media risultarono rispettivamente di 237 e 245 mg. per decilitro; ma
quelle di uomini e donne con consumi inferiori alla media risultarono circa
uguali, rispettivamente di 237 e 241 mg. per decilitro. Non si determinò quindi
alcun effetto sulla concentrazione di colesterolo nel sangue in seguito alla ridu-
zione del consumo di colesterolo attraverso la dieta.
La spiegazione di questo risultato abbastanza sorprendente è che gli esseri
umani sintetizzano naturalmente il colesterolo nelle loro stesse cellule, in quan-
tità che variano dai 3000 ai 4000 mg. al giorno; ed esiste un meccanismo di
feedback che abbassa il tasso della sostanza sintetizzata quando se ne aumenta
l'apporto dietetico.
È deplorevole che il Comitato del senatore McGovern e i National Institutes
of Health abbiano dato un'informazione e un consiglio non attendibili al popo-
lo americano, inducendolo a privarsi di una ragionevole quantità di cibi come
le uova, la carne e il burro.
L'idea «grassi nel cibo-colesterolo nel sangue» è dura a morire, come ho os-
servato nel capitolo 6. Durante l'ultimo decennio è diventato sempre più evi-
dente il fallimento della grande speranza, risalente a una trentina di anni fa, di
poter controllare le malattie cardiache limitando l'apporto di grassi saturi (come
quelli della carne e del burro) e di colesterolo (presente nella carne e nelle
uova) e aumentando l'apporto di grassi insaturi, soprattutto dei grassi polinsalu-
ri (margarina, alcuni oli vegetali). Uno studio approfondito in proposito è stato
pubblicato nel New England Journal of Medicine del 1977 dal dottor George
V. Mann della Vanderbilt University School of Medicine. Nel paragrafo di
apertura egli scrive: «Fondazioni, scienziati e mezzi di comunicazione, scienti-
fici e non, hanno raccomandato pochi grassi, poco colesterolo, diete polinsatu-
re, eppure l'epidemia procede imperturbabile, la colesterolemia nella popola-