Page 63 - Sbirritudine
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Non  era  un  vero  e  proprio  ambulante,  i  vestiti  erano  una  scusa  per
              girare i mercati dei paesi vicini e vendere roba. Venne da me dicendomi

              che  aveva  un'informazione  «da  leccarmi  i  baffi».  Anche  se  non  lo
              conoscevo bene, mi bastò un'inquadrata veloce per capire che era una
              nèglia. Gli dissi che io i baffi non ce li avevo e feci per andarmene. Lui
              mi  venne  dietro  e  mi  rivelò  che  a  Prezia  erano  stati  costruiti  degli

              alloggi con prestiti agevolati messi a disposizione della Regione Sicilia
              con  un  tasso  di  interesse  al  quattro  per  cento.  Lo  guardai  come  si
              guarderebbe  un  pecora  che  nitrisce.  «Che  minchia  vuoi  da  me?»  gli

              chiesi. Lui mi rispose che la soffiata era buona e prese a parlarmi del
              Villaggio Sole, una cooperativa edilizia i cui soci assegnatari dovevano
              avere determinati requisiti che invece non avevano. Gli dissi che avrei
              verificato  e  che  se  la  notizia  si  fosse  rivelata  vera,  per  un  po'  gli

              avremmo  allentato  il  cappio  intorno  al  collo.  Lui  se  ne  andò  tutto
              contento.

                 L'indomani ne parlai con Renzo, Paco e Pippo. Loro erano scettici.
              Una storia di appartamenti e di prestiti era solo una rogna che non ci
              avrebbe portati da nessuna parte. Io però mi intestardii, così iniziammo

              a indagare e venne fuori che questa cooperativa, che  avrebbe dovuto
              garantire  alloggi  a  famiglie  monoreddito,  aveva  eretto  delle  regge
              faraoniche buone per armatori greci. Tra i soci fondatori c'erano nomi

              di  grosso  calibro  sia  di  Prezia  sia  dei  dintorni.  Eppure,  come
              verificammo  dallo  statuto  della  cooperativa,  la  condizione  essenziale
              per avere accesso alla stessa era la residenza a Prezia. Alcune villette

              erano  ancora  in  costruzione,  così  potemmo  accertare  dopo  numerosi
              pedinamenti che i mezzi per il movimento e trasporto terra erano di una
              ditta che apparteneva a un'altra e poi a un'altra ancora, e che alla fine

              erano riconducibili a un costruttore in odore di mafia, sfiorato diverse
              volte da inchieste pesanti e non in possesso del certificato antimafia per
              poter  operare.  Tale  Nino  Cocalo.  Sponsor  politico  di  Cocalo  era
              nientemeno  che  l'assessore  regionale  Mauro  Calafiore.  Magari  non

              significava niente, oppure voleva dire assai. Iniziammo ad approfondire
              la questione e venne fuori che tutti gli assegnatari delle case, nessuno
              escluso,  erano  molto  ricchi  e  non  avrebbero  avuto  bisogno  di  alcun

              prestito regionale. Si erano spartiti una torta, l'ennesima. Già solo per
              come stavano le cose, quella era una bella truffa ai danni della Regione.
              Poi venne fuori che non una,  ma ben tre delle ville  erano proprio di
              Calafiore. Due se le era intestate lui, aveva abbattuto la parete che le
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