Page 59 - Sbirritudine
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non ce la facevo più. L'imbeccata si era rivelata falsa. Era ora di andare
              da mio figlio.

                 E  invece,  eccola  là,  la  Mercedes  bianca.  Proprio  come  ci  avevano
              detto.  Appena  ci  passò  davanti  accesi  il  motore  e  partimmo

              all'inseguimento.  Quelli  non  se  lo  aspettavano:  cominciarono  a
              sbandare e dopo un paio di curve finirono contro un muro basso che
              costeggiava la strada. Gli fummo addosso prima ancora che riuscissero

              ad aprire le portiere. Gli puntammo contro pistole e torce. Sapevamo
              che  erano  stranieri  e  volevamo  fare  un  po'  di  scena. Tre  marocchini.
              L'imbeccata parlava di due, ma non ci scomponemmo. Finirono tutti e
              tre  in  manette.  Nel  portabagagli,  sotto  una  valigia,  c'erano  almeno

              cinque chili di eroina e uno hashish.

                 Pippo era su di giri, non vedeva l'ora di filare via. Facemmo salire i
              tre nella nostra auto e girai la chiave per avviare il motore: direzione
              commissariato e poi ospedale da Anna e mio figlio. Ma il motore non
              partiva. Minchia, non ne voleva sapere, era ingolfato, ragliava come un

              asino.  Pippo  si  prese  la  testa  tra  le  mani.  I  tre  dietro  ci  guardavano
              senza capire. Ma che cazzo di nottata.

                 Scesi, aprii il cofano e provai a dare un'occhiata. Niente. Pippo mi
              disse di andare con la Mercedes degli spacciatori. Ma come facevamo?
              Avremmo dovuto lasciare incustodita la nostra auto. Era un bel casino.

              Poi  uno  dei  tre  marocchini  disse  in  un  italiano  stentato  che  lui  di
              macchine ne capiva. Lo portammo ammanettato davanti al motore con
              il cofano alzato. Seddik, così si chiamava. Ci disse di provare a togliere

              il filtro dell'aria. E infatti aveva ragione, l'auto partì in un attimo.
                 Mentre li portavamo al commissariato, Seddik ci spiegò che lui aveva

              solo  chiesto  un  passaggio  e  che  quelli  gliel'avevano  dato.  I  due
              marocchini  confermarono,  e  una  volta  eseguiti  gli  accertamenti  lo
              lasciammo andare. Era pulito. Gli altri, invece, erano noti nel giro del

              trasporto di narcotici.
                 Volai in ospedale e capii immediatamente dallo sguardo di Anna che

              era troppo tardi. Lui era nato e io non c'ero. Non ci sarebbe stata una
              seconda volta. E quella fu la prima di tutta una serie di prime volte di
              mio figlio che mi sarei perso.

                 L'indomani, Bosco  mi fece una bella cazziata per appropriazione  e
              distruzione di  mezzi appartenenti allo Stato. Gli chiesi di cosa stesse

              parlando e lui mi vomitò addosso codici e codicilli per via del cazzo di
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