Page 34 - Sbirritudine
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qualche spicciolo d'estate fregando borse e zaini ai turisti sulla spiaggia.
              D'inverno  vivacchiava  come  ambulante.  Non  faceva  male  a  nessuno.

              Era una di quelle tessere del puzzle venute male e che non si incastrano
              con il resto dei pezzi in nessun modo.

                 La piccola criminalità, i borseggiatori, i ladri, i rapinatori, sono un
              problema per la mafia. Così come lo sono per lo Stato. La criminalità
              spicciola  è  combattuta  da  entrambi  con  la  stessa  ferocia.  Mischìni.  I

              ladruncoli mi hanno sempre fatto pena. Li sbattono in galera, li beccano
              e  gli  fanno  pelo  e  contropelo.  Non  fare  mai  scrùscio  è  la  regola.  I
              furtarelli disturbano gli affari veri.

                 Ma  Nardo  era  figlio  di  un  uomo  d'onore.  Suo  padre  era  morto  e
              nessuno tra i miei solerti colleghi né tra gli uomini di Cosa Nostra se la

              sentiva di prendersela con lui. Io camminavo a testa bassa e a un certo
              punto  Nardo  mi  fece  un  cenno  con  la  testa.  Lo  vidi  di  sfuggita  e
              incazzato com'ero non capivo se l'aveva fatto in segno di sfottimento o
              di rispetto.

                 Gli andai vicino. «Hai il babbío?» gli chiesi.

                 Nardo mi guardò stupito. Capii che il cenno l'aveva fatto in segno di
              rispetto. Gli offrii una birra. Mi disse che non se la faceva con gli sbirri.

              Gli risposi che avevo deciso di disintossicarmi pure io. Finimmo dalle
              parti del porto. Ci scolammo una cassetta intera di birra.

                 Nardo mi spiegò che suo padre era stato un grande uomo d'onore e
              che per invidia lo avevano ammazzato. Lui, invece, era venuto male,
              non era capace di sparare perché se la faceva sotto. Non sapeva fare

              altro  che  rubare.  Era  un  po'  toccato,  si  capiva  subito.  Però  aveva  un
              cuore e a suo modo delle regole. Parlava e parlava. Io ascoltavo, e più
              ascoltavo più la rabbia mi montava dentro.

                 Questa dote ce l'ho da sempre. A  me la gente racconta i fatti suoi.
              Succede. Ci sono i muti, che non parlano manco se gli punti una pistola

              contro. Ci sono i parraciòni, che la pistola gliela devi puntare per farli
              smettere di parlare. Ci sono i sordi che si fanno solo i cazzi loro, e poi
              gli  scassaminchia  di  nascita.  Io  sono  fatto  per  ascoltare.  Lo  capisci

              quando  c'è  uno  che  ti  vuole  confidare  una  cosa.  Devi  stare  attento,
              magari ti vuole usare. Ma è così che funziona. Ti fai usare, ti fai dire
              quella  cosa  e  cerchi  di  fare  in  modo  di  non  fermare  la  catena.  Passi
              quell'informazione  al  prossimo,  come  vuole  quello  che  te  l'ha  detta.

              Così pensa che ti sta usando. E invece sei tu che cerchi di usare lui, per
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