Page 29 - Sbirritudine
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motivi. Intanto registro il suo comportamento.
Chiaro che il mio interlocutore a distanza occupa un posto preciso
nell'ecosistema delle relazioni e nella mia mappa mentale. Mentre
facciamo finta di non vederci l'ho già collocato. Chi è? Conta qualcosa
nel suo gruppo familiare o di amicizie? Chi conosce e perché? È
pregiudicato? Questa è una domanda che io mi faccio in quanto
poliziotto, ma molti siciliani se la pongono comunque. Poi mi chiedo
perché sta passando proprio di qua. È il suo percorso abituale? Ha la
macchina posteggiata nei dintorni? Chi abita in zona che lui conosce?
Sua madre? La sua amante? Amici dei figli? Ma se nessuno dei due
riesce a evitare l'altro, si arriva inevitabilmente alla conversazione
ravvicinata. Ci si mette di fronte. Si fa un cenno di saluto. Ci si studia.
E poi il bacio doppio e l'abbraccio, e lì si apre un mondo. Abbraccio
stritto, muddàcchio, forte ma finto, o vero e sincero, oppure con un
braccio tra i due toraci per mettere distanza. E la pacca sulla spalla? Chi
la dà a chi e se lo fa per primo perché? Chi è più alto in grado tra i due?
E i baci? Guancia a guancia? Con lo schiocco o senza? A capo chino o a
fronte aperta? A questo punto il cervello mio e di quello che sto
salutando vanno a mille. Poi uno dei due chiede: com'è? Tutto a posto?
E la mente viene attraversata da domande come: l'ha mandato
qualcuno? Perché mi dice così? Perché usa questo tono? Posso
avvantaggiarmi io di quello che mi sta dicendo? Mi sta usando? Vuole
farsi vedere da qualcuno con me perché ha paura o perché si vuole
mostrare forte? Fa il doppio gioco? O il triplo? Sa che lavoro faccio e
vuole ottenere un favore? Mi sta dicendo fesserie o cose importanti?
Intanto la conversazione udibile è ancora ferma a: «Bella giornata oggi,
vero?».
È un duello difficilissimo. A volte di fioretto e altre con l'ascia. A fine
giornata hai combattuto contro un intero esercito di persone che
conosci. E il giorno dopo ricominci. Infatti quando li vedi fuori dalla
Sicilia, all'estero soprattutto, i siciliani sono divertenti, allegri,
spensierati, compagnoni, casinari. Perché lì fuori non si devono
quartiàre di continuo, non devono fare mille ragionamenti senza dire
una parola. A casa, in Sicilia, sono tutti sempre incazzati, controllati,
attenti. Con i familiari strettissimi e con gli amici veri, gente che hai
selezionato in anni di attente osservazioni, a volte ti puoi permettere di
non usare queste schermaglie. È il livello uno, quelli di cui ti fidi al
cento per cento. Diciamo al novantanove. Ma se sei poliziotto, allora