Page 25 - Sbirritudine
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disse  che  serviva  proprio  un  nuovo  agente,  c'era  troppo  lavoro  da
              smaltire. Prezia, continuò, era un paese tranquillo in cui però si litigava

              spesso per storie di confini fra terreni, furti di frutta e verdura e cose
              così. Un paio di braccia in più avrebbero garantito più pace e serenità.
              Gli risposi che non c'erano problemi.

                 Fu una giornata lunga. Mi presentarono tutti i colleghi e il dirigente
              del  commissariato,  il  dottor  Scimò.  Pareva  una  sigaretta  rotta,  per

              quanto camminava storto. Grandi sorrisi e frasi di circostanza. Siamo
              una squadra, lavoriamo tutti insieme, il successo di uno è quello di tutti,
              eccetera eccetera. Arresti negli ultimi anni: zero. Operazioni contro la
              mafia: nessuna. Droga: neanche sapevano cosa fosse. Si capiva subito

              che era brava gente che non distingueva un tocco di hashish dal lucido
              da scarpe o un fiore di marijuana dall'origano.

                 Circa un mese prima il commissariato era finito sui giornali regionali
              per  il  ritrovamento  dell'auto  di  un  celebre  cantante  bolognese  cui
              avevano fregato la Mercedes non appena sbarcato al porto di Palermo.

              Un collega, a cena con moglie e figli, aveva notato sul lungomare di
              Prezia quell'auto con il finestrino rotto e si era insospettito. L'indomani
              il cantante era venuto di persona a riprendersi la macchina con tanto di

              foto  ricordo  con  il  dirigente,  lo  stesso  Scimò  che  ora  mi  sventolava
              sotto il naso l'articolo a caratteri cubitali: azione fulminea della Polizia
              di Prezia. Ovviamente né lui né i miei colleghi si erano chiesti come
              mai l'auto fosse finita proprio lì a Prezia. C'era una centrale clandestina

              di smantellamento di auto pregiate per il recupero e lo smercio di pezzi
              rubati?  O  il  furto  nascondeva  un  segnale  lanciato  ai  boss  del
              Palermitano  da  quelli  della  provincia  del  tipo  “noi  riusciamo  a

              prenderci quello che è nel vostro territorio senza che voi possiate farci
              nulla”? Niente, nessuna domanda.

                 Quelli non erano poliziotti come intendo io. Erano impiegati statali.
              Tra loro c'era anche qualcuno di razza, ma ormai si era assopito, non
              aveva più fame, non avvertiva più l'odore della preda. Sentivo i loro

              sguardi, per loro ero una specie di invasato che aveva scelto di andare lì
              per  fare  chissà  cosa,  che  presto  si  sarebbe  ridimensionato  e  sarebbe
              finito a sbucciare ortaggi per ingannare il tempo.

                 Li capivo. Mogli e figli a casa. Un intero paese contro. Poca gente
              onesta che giustamente si faceva i fatti suoi. Era feudo di mafia, quello.

              Gli  sbirri  erano  personale  di  un'ambasciata  straniera.  Il  grigio  aveva
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