Page 23 - Sbirritudine
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Poi, successe di peggio.
Ormai mi sentivo pronto. Volevo fare l'investigatore. Mi ero
addestrato abbastanza. Sapevo che era arrivato il momento. Chiesi al
magistrato di darmi una mano con il trasferimento. Avrei potuto
scegliere qualunque piazza calda in Sicilia o in Italia. Scelsi Prezia. Una
piccola cittadina in provincia di Palermo. Prezia, la più sottovalutata.
Volevo iniziare da zero.
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Mi lascio Bonifacio alle spalle e accelero spremendo fino all'ultimo
cavallo del motore. Guido in discesa verso la valle dominata dal paese.
Anche qui case su case. Ormai Bonifacio sembra estendersi fino al
mare. È là che sto andando. Se penso a un posto che mi fa stare bene è
la spiaggia bagnata dalle onde. Forse capita solo a me, o è qualcosa che
ha a che fare con i tutti i siciliani. Quando mi sento confuso, in
tensione, indeciso, disperato, stanco, impaurito, sfinito, è lì che vado.
Ma non è il mare che voglio vedere davvero. La mia è una fuga. Solo
che in Sicilia tutte le fughe finiscono al mare. È il nostro limite.
Feci così anche il giorno in cui mi presentai al commissariato di
Prezia per prendere servizio. Arrivai alle otto in punto. Prima mi feci un
giro a piedi per il paese, in divisa. Volevo che la gente vedesse che ero
arrivato. Che un nuovo sbirro era in città. I paesi sono mondi a sé stanti,
chi è cresciuto in città non può capire. Nei paesi è tutto diverso: il
tempo, la geografia, i rapporti, le relazioni. Per fare una cosa ci metti
più tempo che in città, ma lo accetti. Le relazioni sono strane, ci si
conosce tutti, tutti sanno se sei sbirro o barbiere o impiegato. In città
nessuno sa chi sei.
Prezia aveva circa trentamila abitanti e un terzo erano mafiosi,