Page 293 - Sbirritudine
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rallentavano di nuovo, mi allungai e aprii lo sportello dal lato del
passeggero. La moto riprovò ad avanzare sulla destra. Con la mano
spinsi fuori l'anguria e scalai la marcia, acquistando velocità. L'anguria
si spaccò a terra e la moto ci finì sopra. Io sterzai a destra e frenai di
colpo. La moto piantò i freni e la ruota anteriore perse aderenza nella
poltiglia rossa e verde. I due killer scivolarono a terra. Accelerai e li
vidi nello specchietto che si stavano rialzando: avevo guadagnato
qualche secondo, ma ero certo che davanti ci sarebbero stati i loro
complici. Mi buttai a destra e arrivai vicino agli scogli guidando tra le
sterpaglie e le rocce. Presi la pistola e scesi dall'auto. Mi voltai: i due
killer mi stavano raggiungendo a bordo della moto.
Mi infilai la pistola nella cintura e mi lanciai sulle rocce, alla ricerca
di un riparo. Saltavo da uno scoglio all'altro; erano appuntiti e infestati
da alghe che li rendevano scivolosi. Rischiai di finire in acqua, ma mi
afferrai appena in tempo a uno spuntone di pietra. Sentivo le loro voci
sopra di me. Saltai su un altro scoglio e mi accorsi di una rientranza a
una decina di metri: dovevo raggiungerla. Mi immersi in mare fino alla
vita e mi tirai su fino a una merlatura seghettata; la scavalcai e guardai
in alto. Erano lì, sul bordo, proprio sopra di me. Mi seguivano. Quando
uno di loro puntò la pistola in basso nella mia direzione, mi nascosi
nella rientranza. Era un specie di grotta scavata dal mare in uno scoglio
con la forma di una mano che afferrava il vuoto.
Raggiunsi la parte più interna. Avevo le spalle coperte e il mio lato
sinistro era irraggiungibile, a meno che non si fossero calati con delle
corde. Potevano venire solo da destra. Ruotai fino a trovarmi di fronte
all'unica via di accesso e mi schiacciai contro la parete. Sentii le lame
dello scoglio penetrarmi nella carne. E puntai la pistola davanti a me:
chiunque fosse spuntato, lo avrei ammazzato.
Passati cinque minuti, ancora non si vedeva nessuno. Avevo pensato
solo a prendere la pistola, e avevo lasciato il cellulare in macchina. Il
mare si frangeva sotto di me, calmo. Poi le onde cominciarono a
ingrossarsi, forse per il passaggio di qualche motoscafo, e una mi
investì in pieno, facendomi quasi perdere l'equilibrio. Iniziai a sentire
dolore alle gambe e alla schiena. Guardai le mani che stringevano
l'impugnatura della pistola: sanguinavano. Dovevo essermi tagliato con
gli scogli. Un'altra onda grossa mi schiaffeggiò il viso e il sale iniziò a
pizzicarmi la faccia. Le braccia mi si stavano intorpidendo, ma non
potevo muovermi. Non avevo modo di capire se i killer fossero ancora