Page 296 - Sbirritudine
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incidente, perché lui aveva amici importanti che non dovevano trovarsi
costretti a chiedere conto e ragione di un assassinio, ma solo piangere
una tragica fatalità. Perché la morte è un affare che riguarda i vivi:
serve a loro sapere come, perché e quando sei trapassato. Ai morti non
gliene frega una minchia di queste cose.
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Lo svincolo per Bonifacio. Sono quasi arrivato. Tra mezz'ora suonerà
il telefono, e io dirò di no. Perché l'ho già vissuta, questa vita. E sono
morto.
Bonifacio. La piazza, la gente. È quasi mezzogiorno. I fantasmi della
notte non ci sono più. Morti: come i fantasmi della mia vita, uccisi,
ammazzati e dimenticati. Come Spada. Fu un incidente. Lo avevano
incidentato. Quando spiegai che avevano tentato di ammazzare anche
me nessuno ci credette: non c'erano prove, non c'erano testimoni,
secondo loro mi ero inventato tutto. Mi volevano far passare per pazzo.
Mentre io stavo rintanato tra gli scogli e Spada moriva in fondo al
mare, a Roma mia figlia stava nascendo. Era avvenuto tutto nello stesso
momento: anche se eravamo distanti era come se fossimo stati insieme,
da qualche parte che non era Prezia né Roma, ma un posto lontano, che
aveva a che fare con il mare. Tutti e tre, io, Spada e mia figlia: una vita
sospesa, una vita strappata, una vita nuova. Mentre io aspettavo la
morte, mia figlia correva incontro alla vita. E Spada moriva in fondo al
mare, lui che era arrivato dal mare.
Non erano riusciti a colpirmi con le pallottole, ma con qualcos'altro
sì. Con quelle armi che ti lasciano solo e creano il vuoto intorno a te.
Non c'era più nessuno, al commissariato di Prezia, nessuno di quelli
con cui avevo combattuto. C'ero solo io.
Era finita.
Mi avevano ucciso dentro. Per tutta la vita avevo inseguito e arrestato