Page 300 - Sbirritudine
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cercando di non piangere.
Ho risposto di sì. Ho detto sì. Non io. È stato lo sbirro dentro di me.
Il suo lutto è finito, e ora è pronto a rimettersi in gioco. Mia moglie
prende in braccio mia figlia ed esce dalla stanza. Sono solo, di nuovo.
Penso agli uomini che potrei chiamare, ragiono su come organizzarmi.
Stavolta non ci devono essere falle, nessun contatto con l'esterno.
Dovrò fare pulizia al commissariato di Bonifacio: penso alla gente che
conosco, a quelli che potrebbero tornarmi utili. Servono informatori, è
la base per ripartire: il giro dello spaccio, comincerò da lì, e poi su fino
ai gregari delle famiglie. E dopo gli uomini d'onore. E i boss. E i
politici. E poi?
Avevo giurato che non ci sarei caduto di nuovo. Mia moglie mi
lascerà ancora, questa volta per sempre. Mio figlio mi odierà, mia figlia
si dimenticherà di me. Ma non possono capire, nessuno può capire.
Sono malato di sbirritudine. Devo farlo. Perché io non ho paura. Siete
tutti voi, là fuori, che dovete averne.