Page 287 - Sbirritudine
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sottovalutato e invece era uno che ci sapeva fare. Minchia, che fottuta.
              Mi  avviai  verso  il  cancello  di  ingresso.  Piscitello  sapeva  di  quel

              residence in costruzione e mi aveva fatto arrivare fino lì. E ora si stava
              scassando dalle risate. Scavalcai il muro di cinta. Che minchia che ero
              stato.

                 Iniziai a scendere lungo la strada, poi di colpo mi voltai e tornai al
              cancello. Sulla colonna di destra c'era l'alloggiamento per la pulsantiera

              dei  citofoni.  Ma  era  vuoto.  Io  nella  villetta  avevo  visto  un  citofono:
              com'era possibile? Forse non avevano montato il pannello esterno per
              paura che se lo fregassero? Ma che senso aveva? Si sarebbero potuti
              fregare  tutto,  in  quelle  villette:  le  porte  erano  aperte,  c'era  materiale

              sparso in ogni stanza… E se Piscitello fosse entrato in casa per parlare
              al citofono con un'altra villetta? Poteva essere: Bellingeri e Piscitello
              non  usavano  più  cellulari  né  pizzini,  e  un  citofono  non  si  poteva

              intercettare.
                 Guardai le villette, tutte uguali, tutte minacciose. Scavalcai di nuovo

              il muro di cinta. Camminavo piano, il boss poteva essere in una delle
              altre ville. Ma in quale? Raggiunsi di nuovo quella da cui era uscito
              Piscitello. Lasciai la porta aperta, mi avvicinai al citofono e sollevai il

              ricevitore.  Silenzio  assoluto.  Premetti  il  pulsante  di  apertura  porta  e
              sentii gracchiare. Non c'era nessun ricevitore all'esterno… Quindi stavo
              chiamando qualcuno.

                 Un respiro. «Sei Tu? Tano, perché sei tornato?»

                 Era lui. Il boss.

                 «Ti sto venendo a prendere» dissi.
                 Silenzio.

                 «Chi sei?»

                 Riappesi il ricevitore e uscii: avevo gettato l'amo. Non avevo detto:
              “Ti stiamo venendo a prendere”, volevo che sapesse che ero solo. Non

              avevo detto: “Polizia”, troppo facile. Doveva avere il dubbio: chi ero?
              Chi mi mandava? Come ero arrivato lì? Era stato tradito da Piscitello?
              Si doveva macerare, doveva credere che conoscessi il suo nascondiglio,
              doveva bruciare dalla brama di vedere in faccia chi lo stava fottendo.

                 Iniziai a camminare lungo la strada su cui si affacciavano le villette.

              Sarebbe  venuto  fuori,  avrebbe  abboccato.  Con  la  pistola  in  mano,
              giravo  lentamente  su  me  stesso  puntando  gli  ingressi  delle  ville.  Ma
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