Page 262 - Sbirritudine
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ci faceva lì? Neanche mi salutò, andò dal dirigente e rimase a parlare
con lui per ore. Poi uscì e se ne tornò a casa, quella che ancora aveva in
paese.
La sera ci incontrammo con Cripto e Spada, muovendoci a piedi
come fantasmi per le vie di Prezia. Fino alla spiaggia.
«Che significa l'arrivo della Patania?» chiese Cripto.
«Non lo so» ammisi.
«Ma non dava la caccia a Michele Sciacca, il super latitante
corleonese?» domandò Spada.
«Infatti» risposi. «Sta succedendo qualcosa, ve l'ho detto.»
Cripto ci consegnò i nostri nuovi cellulari. Ora potevamo comunicare
in sicurezza.
«Dobbiamo tenere d'occhio anche la Patania» dissi. «Quella ha
contatti con Cosa Nostra: se è tornata qui è per vedere qualcuno, e noi
non la dobbiamo mollare un attimo.»
«Ma come facciamo?» chiese Cripto. «Siamo sempre sorvegliati e
senza mezzi.»
Aveva ragione. Ma era passata un'altra settimana, ne mancavano due.
Dovevamo avere pazienza. Poi avremmo giocato la nostra partita con
Bellingeri.
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Con enormi difficoltà, Spada e Cripto riuscirono a passare ogni volta
che potevano vicino all'abitazione della Patania. Si davano il turno
inventandosi mille scuse. Io, invece, controllavo i movimenti in
commissariato. Ci spiavamo a vicenda con i colleghi titolari, ma la
chiave di tutto era la Patania: perché era tornata a Prezia? La sua auto
era sempre posteggiata davanti casa, e lei se ne stava chiusa lì dentro.
Ad aspettare cosa? Della famosa squadra di quindici poliziotti che
doveva aiutarla a catturare Sciacca non c'era neanche l'ombra. Come
non c'era traccia di Renzo.
Una sera, mentre cercavo di addormentarmi in archivio, sentii delle