Page 254 - Sbirritudine
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«Sì, sono io.»

                 «Che ne dice se stasera invece di giocare ce ne andiamo a parlare da
              qualche parte?»

                 Lui mi guardò ed ebbe un fremito. La guerra di mafia a Prezia, stava
              pensando a questo. Mi hanno fottuto. Ora mi ammazzano. Sbatteva gli
              occhi di continuo.

                 «Sono  un  vero  poliziotto»  lo  rassicurai,  «stia  tranquillo.  Sono  qui
              perché Pino mi ha detto che ha delle cose da dirmi.»

                 Si  rilassò.  «Ho  capito.  Mezz'ora  però,  sento  che  stasera  è  la  mia

              serata fortunata.»
                 «Ve bene, mezz'ora e poi te ne vai a giocare.»

                 Io  e  Spada  salimmo  in  macchina  e  lui  ci  venne  dietro.  Tornammo

              verso il lungomare. Lui posteggiò la sua Porsche in un posto appartato e
              poi salì sulla nostra auto. Spada guidò fino a una zona completamente
              isolata, poi spense il motore. Ci voltammo verso La Grua, seduto dietro
              di noi. Lui si accese una sigaretta e ci sorrise. Poi attaccò a parlare a

              macchinetta:  «Bellingeri  ha  ucciso  il  mio  migliore  amico  perché
              credeva  che  fosse  una  spia,  ma  non  era  vero.  Bellingeri  è  un  pazzo.
              Crede di essere intelligente e invece è solo un folle. Pino Tortorici mi

              ha parlato di te… Pino è uno con i coglioni, e ne conosco pochi. Se
              Pino dice che sei uno a posto, vuol dire che anche tu hai i coglioni. Per
              Pino sono tutti delle minchie: poliziotti, carabinieri e uomini d'onore.
              Quindi tu sei tra i pochi che per lui valgono qualcosa».

                 «Che cosa sai di Bellingeri?»

                 «So che voglio fargliela pagare» fece La Grua.

                 «Allora vogliamo la stessa cosa.»

                 «Non mi sono mai fidato degli sbirri. Davvero. Mi ero rassegnato a
              non  potermi  vendicare,  ma  dopo  che  hanno  ammazzato  lo  zio  di
              Tortorici  mi  sono  detto  che  era  troppo.  Lo  faccio  per  me,  per  il  mio

              amico ammazzato e per Pino Tortorici. Gli devo molto, mi ha aiutato
              quando  ero  nella  merda  a  Caracas…  È  strano»  disse  a  un  tratto
              sorridendo, «è la prima volta che mi trovo a parlare con due sbirri che

              non sto corrompendo.»
                 «Stai attento» fece Spada.

                 «Tranquillo» rispose lui. «Guarda che voi mi date la caccia, ma è solo
              perché le leggi sono fatte male, e voi dovete farle rispettare. Vedete, se
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