Page 252 - Sbirritudine
P. 252
poteva nascondere per non insospettire la dogana portuale? Ai raggi X
come si comportava? E alla pesatura? E una volta arrivato a
destinazione, come rimettere il carico in viaggio verso Gioia Tauro? Se
c'era una ditta importante che vendeva lavandini in ceramica e li
spediva in Italia, allora bastava trovare il modo di forare i lavandini e
ricavare delle intercapedini in cui stivare la cocaina. E anche in quel
caso serviva un esperto: si poteva lavorare la ceramica dopo che era
stata cotta? Oppure l'intercapedine andava creata fin da subito? I
migliori sistemisti erano quelli che riuscivano a piazzare enormi
quantitativi di droga nella merce di più largo consumo al mondo: bibite
commerciali, snack, carne, computer, marmo, cavi elettrici. Le grandi
multinazionali facevano da vettori inconsapevoli di computer e coca, di
mais e coca, di birra e coca. Ogni oggetto, per un sistemista, poteva
diventare una custodia sicura per il proprio carico.
Antonio La Grua era uno dei sistemisti più ricercati da Cosa Nostra,
'ndrangheta e camorra. Ogni tanto finiva dentro. Si era fatto diversi anni
per traffico internazionale di stupefacenti, naturalmente, ma anche per
rissa, lesioni a pubblico ufficiale, corruzione. Aveva due grandi
passioni: il volo e le Porsche. Aveva un brevetto come pilota di Cessna
e cambiava auto come fossero mutande. Tutte Porsche. Ma il suo vero
vizio, la sua ossessione, era il gioco: al gioco perdeva tutto, tanto era
furbo come sistemista, tanto era stupido come giocatore. Più fotteva la
Polizia di mezzo mondo con le sue spedizioni sempre più fantasiose,
più si faceva fregare ai tavoli verdi dei casinò dell'altra metà del
pianeta.
Tortorici aveva detto che avremmo trovato La Grua ad Agrigento: era
di quelle parti, e dopo che sei uscito di galera la prima cosa che fai è
tornare a casa. Nel fine settimana io e Spada affittammo un'auto a
Palermo. Dovevamo essere prudenti, non potevamo rischiare che ci
vedessero mentre giravamo per la Sicilia con una macchina conosciuta.
Ad Agrigento ci avevano segnalato un paio di posti in cui si giocava
d'azzardo, bische clandestine. Ma era roba da gente media, avvocati e
piccoli imprenditori in cerca del brivido. La Grua, invece, era uno che
girava i casinò alla moda e aveva molti soldi da spendere.
Raccontai a un mio vecchio collega, che ora prestava servizio ad
Agrigento, che ero in cerca di un tizio sospettato dell'omicidio del socio
in affari e che ora frequentava i giri grossi, e volevo sapere se lui aveva
sentito di bische serie in città. Mi disse che sapeva di un giro su cui i