Page 246 - Sbirritudine
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Non la smettevano più di ridere. Canepa li guardava imperturbabile.
              «Scusate, non volevo mancarvi di rispetto» disse.

                 Reina si alzò in piedi. Che stava facendo? Voleva picchiarlo? Scattai
              su a mia volta e mi accostai al monitor. Reina si avvicinò a Canepa, si

              chinò  su  di  lui  e  lo  baciò.  «Lei  è  una  brava  persona»  disse,  «ce  ne
              fossero di più, di persone come lei. Ma chi chiede più come sta il boss?
              I  commercianti  di  Prezia  sono  tutti  in  affari  con  lui  e  nessuno  si

              preoccupa  della  sua  salute.  E  invece  lei,  signor  Canepa,  che  fa?  Ci
              chiede come sta. E si offre pure di aiutarlo.»

                 «Ma  lo  sta  già  facendo»  disse  Mura,  «entrando  in  società  con  noi
              entra in società con Bellingeri.» Si stavano sganasciando dalle risate,
              ma Canepa li aveva fottuti per bene. Ora avevamo anche le prove che

              incastravano Bellingeri.
                 Reina tornò a sedersi e Mura disse: «Tra un paio di settimane la verrà

              a trovare il nostro legale. Lei firmerà tutte le carte e saremo a posto».
                 «Due  settimane?»  chiese  Canepa.  «Pensavo  che  avremmo  chiuso

              prima l'accordo. Ho finito i soldi, non ho più niente in cassa per pagare
              i fornitori.»

                 «Ma ci sono un sacco di documenti da preparare» rispose Reina.

                 «E certo» continuò Mura, «sono tre supermercati. Quello di Prezia,
              quello di Camico e quello di Agrigento.»

                 Canepa sgranò gli occhi. «Finora avevamo parlato solo di quello di
              Prezia.»

                 Reina si alzò in piedi e gli puntò un dito contro. «Abbassa la voce!»
              gli  urlò.  «Le  cose  sono  cambiate  negli  ultimi  giorni  e  quindi  ci
              prendiamo tutto.»

                 «Ma  per  il  supermercato  di  Camico  io  finora  ho  sempre  pagato  ai

              Tortorici…» Questo Canepa non ce lo aveva detto. Ci aveva detto che
              per  Camico  pagava  le  stesse  persone  di  Prezia.  Stavolta  fu  Mura  ad
              alzarsi  in  piedi,  e  si  aggiustò  la  giacca  dando  le  spalle  a  Canepa.  «I
              Tortorici non esistono più. Tra due settimane ti conviene firmare» disse,

              e uscì dalla stanza, seguito da Reina.

                 Canepa  rimase  seduto  a  fissare  il  nulla  davanti  a  sé,  ma  io  non  lo
              vedevo più: era sparito ed era svanita anche la stanza. «I Tortorici non
              esistono  più»  aveva  detto  Paolo  Mura.  Questo  significava  che
              avrebbero ucciso Agatino prima e Pino dopo.
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