Page 243 - Sbirritudine
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Una settimana dopo avevamo organizzato tutto. Sia il supermercato
che l'abitazione di Canepa erano cimiciate e videosorvegliate. Il
dirigente aveva provato a farci desistere: secondo lui quella storia
continuava a essere frutto della suggestione di un paesanotto con troppa
fantasia. Io e Spada, però, andammo dritti dal magistrato e, dopo molte
resistenze, alla fine ottenemmo il via libera per le intercettazioni.
Fu solo allora che mi decisi a incontrare di nuovo Canepa. Di notte,
faccia a faccia, nel suo supermercato.
«Mia moglie non era d'accordo» mi rivelò Canepa. «All'inizio non
capiva. Quando sono andato a fare la denuncia la prima volta ho avuto
paura: ecco perché ho parlato di amici, di favori… pensavo alle mie
figlie a casa. Se denunciavo i miei estorsori rischiavo di non vederle
più. Poi, quando lei è venuto a trovarmi, ho capito qual era la cosa
giusta da fare. Ma convincere mia moglie è stato molto difficile, mi
diceva che era una cosa più grande di me, che avremmo perso tutto.
Non riusciva a capire che io stavo perdendo la mia dignità. Mi scusi,
forse è una parola che non significa più niente, ma per me conta
ancora.»
Non aveva più la voce in falsetto. O, almeno, io non la sentivo più.
Ora non era più neanche così basso. E le sue spalle non erano più curve.
Da fischietto si era trasformato in un'intera banda di paese.
«Grazie» gli dissi.
Lui si stupì. «Sono io che devo ringraziare lei. Se non mi avesse fatto
quel discorso non me la sarei sentita di andare avanti. Lei mi ha dato la
forza.»
Non capiva che la forza me la stava ridando lui: quel piccolo uomo si
era dimostrato più forte di me. Lui, uno schippiunèddu indifeso e senza
armi, che trattava le dipendenti come figlie.
Qualche tempo prima, due uomini d'onore della famiglia Bellingeri
erano andati al supermercato e gli avevano fatto capire, a mezze parole,
che doveva smettere di ribassare i prezzi e cercare rifornitori più
convenienti. C'era un solo fornitore, a Prezia: il loro. E c'era un unico