Page 235 - Sbirritudine
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Non riuscivo a capire da che parte stesse il questore. Con o contro i
              preti che si erano appropriati dei fondi regionali? Lo guardai in silenzio:

              nessuna espressione.
                 «Spada  verrà  a  Prezia  come  dirigente  pro  tempore»  proseguì.

              «Quando avremo individuato la figura giusta passerà a vice.»
                 Ero  sul  punto  di  esplodere  dalla  felicità.  Mi  alzai  di  scatto  e  mi

              lanciai  verso  il  questore  pronto  ad  abbracciarlo,  ma  poi  riuscii  a
              ripiegare su una lunga stretta di mano.

                 Mentre  tornavo  a  Prezia  pensavo  che  forse  le  cose  si  stavano
              mettendo nel verso giusto: con Spada come dirigente potevamo davvero
              chiudere la partita. Bastava catturare Bellingeri e fermare sul nascere

              ogni tentativo delle altre famiglie di riempire il vuoto di potere. Solo
              più tardi pensai a mia moglie. Che dovevo fare? Quella sera chiamai
              Spada, che mi confermò tutto: un paio di settimane e sarebbe rientrato.

              Gli raccontai dell'ultimatum di Anna.
                 «Scegli lei» disse. «Scegli tua moglie e i tuoi figli. Non ne vale la

              pena.» Non mi aveva mai parlato così. Gli proposi di vederci, volevo
              parlargli di presenza. Poi, per la prima volta dopo settimane, non andai
              a dormire in archivio. Tornai a casa, a Bonifacio.

                 L'indomani seppi che Garofalo era andato via senza salutare nessuno.
              Quel giorno arrivarono i primi tre nuovi componenti dell'investigativa:

              giovanissimi,  inesperti,  ma  avevano  voglia  di  fare.  Forse  potevo
              lasciare  la  palla  a  loro  e  andare  via:  un  mese  era  troppo  poco  per
              addestrarli,  ma  Spada  li  avrebbe  guidati.  Poteva  essere  davvero  il

              momento giusto per cambiare vita.
                 Portai i nuovi arrivati a fare un giro del paese e andammo insieme al

              bar della piazza: volevo che la gente li vedesse e che loro vedessero la
              gente.  Ma,  soprattutto,  volevo  che  gli  uomini  d'onore  si  stampassero
              bene in faccia i loro volti. Dovevano capire che io ero ancora lì, e ora

              erano arrivati pure i rinforzi. L'indomani ne sarebbero arrivati altri tre.
                 Passai loro un paio di casi aperti, minchiate su giri di spaccio, poi li

              lasciai al commissariato e raggiunsi Cripto alla catturandi di Palermo.
              Passai lì il resto della giornata, ma il telefono di Bellingeri era ancora
              staccato. Poi, alle dieci di sera, il boss lo accese. Chiamò subito Maria

              Tranchina. Lei era in un locale, si sentiva un baccano infernale.
                 «Come stai?» le chiese lui. Lei gli disse che non lo sentiva perché il

              suo telefono lì non prendeva bene e gli chiese di darle un attimo per
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