Page 227 - Sbirritudine
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su Bellingeri avviate. Pensai a Garofalo: se avessi chiesto a lui di fare
              richiesta  al  giudice,  magari  si  sarebbe  esaltato.  Del  resto,  per  i  due

              amici presunti trafficanti aveva ottenuto il mandato di ispezione dalla
              sera alla mattina. Poteva essere una soluzione. Il mio nome non sarebbe
              figurato e tutto sarebbe andato avanti senza fare troppo rumore.

                 Andai  a  trovare  Garofalo.  Gli  raccontai  che  un  amico  di  un
              confidente, parente di uno che contava in seno a una famiglia mafiosa

              di un territorio fuori Prezia, mi aveva fatto avere un numero di cellulare
              che poteva risultare utile per le indagini su alcuni latitanti. Piccola roba,
              specificai, ma era sempre qualcosa. Garofalo mi chiese di cosa avessi
              bisogno.  Gli  dissi  che  io  non  potevo  andare  dal  magistrato  con  una

              traccia  così  labile,  ma  che  forse,  se  la  richiesta  l'avesse  fatta  lui,
              saremmo riusciti a ottenere l'avvio delle intercettazioni.

                 Garofalo  mi  guardò  negli  occhi,  serio.  Poi  scoppiò  a  ridere:  «Ma
              certo che ti aiuto!».

                 Non so come facesse o che cosa credessero di lui i magistrati, ma in
              tre giorni avevamo entrambi i tabulati dei cellulari di Maria Tranchina.

              Uno  aveva  decine  di  chiamate  in  entrata  e  in  uscita.  L'altro  solo  un
              numero.  E  solo  in  entrata.  Ecco  il  filo  che  ci  portava  al  boss:  lo
              avevamo in pugno.

                 Mettemmo sotto controllo il cellulare, e Garofalo riuscì a farsi dare
              l'autorizzazione anche per l'altro numero, quello del boss. Dai tabulati

              individuammo un paio di aree in cui Bellingeri sembrava aggirarsi negli
              ultimi  tempi. A  quanto  pareva,  teneva  sempre  spento  il  cellulare  che
              usava per parlare con la sua amante, tranne la sera tardi e in due zone
              precise: una dalle parti di Camico, alle pendici del Monte Fasso, l'altra

              vicino a Bonifacio, in un quadrato che copriva alcuni appezzamenti di
              terra  coltivati  a  vigne.  Sembrava  che  si  spostasse  spesso  tra  l'uno  e
              l'altro  nascondiglio.  Forse  in  quelle  zone  incontrava  qualcuno.  Negli

              ultimi due mesi aveva chiamato la sua donna dieci volte, sei da Camico
              e quattro da Bonifacio.

                 Ora bastava che intercettassimo una sola chiamata tra lui e Maria, ed
              era fatta. Avrei detto che il numero della donna mi era stato dato da una
              fonte confidenziale perché lei era ritenuta vicina a Cosa Nostra ed era

              stata vista spesso con mafiosi di peso. Poi avrei detto che Garofalo mi
              aveva  accordato  fiducia,  e  grazie  a  un  colpo  di  fortuna  ci  eravamo
              imbattuti nell'amante del boss. Garofalo si sarebbe preso il merito, ma
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