Page 223 - Sbirritudine
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Guardai Cripto. «Ci state?»

                 Fece cenno di sì con la testa: potevo contare su di loro.
                 L'indomani  iniziammo  gli  appostamenti.  Capomonte  era  un  paese

              molto piccolo, io mi ero già esposto andando al commissariato ed ero
              conosciuto sia a Prezia che a Bonifacio. E se qualche parente del paese
              di  origine  di  Maria  fosse  venuto  a  trovarla?  Non  potevo  rischiare.

              Decidemmo che stavolta dovevo tenermi fuori, per non mandare tutto
              all'aria.

                 Casco non c'era mai stato, a Capomonte. Con la sua ragazza iniziò a
              girare i locali della zona, così la sera era coperta. Cripto invece iniziò a
              frequentare un rinomato centro fisioterapico del posto con la scusa dei

              dolori  articolari  della  madre.  E  anche  la  mattina  era  a  posto.  Il
              pomeriggio era scoperto,  ma Cripto poteva spostare gli appuntamenti
              all'occorrenza e, in ogni caso, a noi serviva solo conoscere le generiche

              abitudini  di  Maria  Tranchina  per  individuare  il  momento  adatto  e
              fregarle  il  cellulare.  Era  questo  il  piano:  procurarsi  quel  maledetto
              numero di telefono, farlo  mettere sotto controllo dal giudice con una

              scusa e puntare a Bellingeri. Avevamo accertato che il cellulare della
              donna  non  faceva  parte  della  rete  mensile  del  boss.  Dei  numeri
              individuati attraverso il cellulare di Colonna, non ce n'era nessuno in
              funzione  a  Capomonte.  Maria  Tranchina,  quindi,  contattava  un  altro

              numero  di  cellulare,  un  numero  che  forse  il  boss  usava  solo  con  lei.
              Non  potevamo  sperare  che  i  due  si  incontrassero,  non  era  possibile:
              Bellingeri stava muovendo guerra, non avrebbe rischiato di mettere la

              sua donna in pericolo.
                 Nell'arco di una settimana avevamo un quadro approssimativo degli

              spostamenti  della  Tranchina:  la  mattina  stava  a  casa;  poi,  a  ora  di
              pranzo, andava a mangiare nel ristorante di un'amica; quindi andava dal
              parrucchiere e dopo dall'estetista; la sera si faceva il giro di un paio di

              locali della costa; infine tornava a casa.
                 All'iniziò ci sembrò che il momento buono per avvicinarla fosse la

              sera,  ma  poi  per  tre  volte  di  fila  Casco  aveva  visto  diversi  uomini
              d'onore all'ingresso dei due locali frequentati abitualmente dalla donna,
              e per questo alla fine aveva lasciato perdere.

                 Ci scervellammo per trovare il modo di penetrare in casa della donna
              da  un  appartamento  vicino  o  per  escogitare  un  sistema  per  beccarla

              dall'estetista  tramite  le  zie  settantenni  di  Cripto.  Ma  era  tutto  sempre
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