Page 221 - Sbirritudine
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caviglie  enormi.  Era  trasandata,  malvestita,  le  scarpe  rincollate  e  la
              dentiera che le ballava in bocca. Se quella era la madre di Maria, allora

              era  la  Maria  sbagliata:  la  madre  della  donna  di  un  boss  non  poteva
              andare in giro in quel modo, Bellingeri non lo avrebbe mai permesso.
              Anche la famiglia dell'amante avrebbe dovuto mostrare i segni della sua
              potenza.

                 Rimisi  le  aspirine  nella  scatola  e  guidai  fino  a  Capomonte,  dove

              abitava  l'altra  Maria  Tranchina.  Entrai  in  paese  cercando  di  non
              rallentare  e  di  non  guardarmi  troppo  intorno  come  uno  venuto  lì  per
              sbrigare una faccenda con la prèscia di tornarsene al suo paese il prima
              possibile. Mi presentai al commissariato e dissi che avevo bisogno di

              informazioni su un certo Domenico Giosito, detto “Mimmo”. Insieme a
              un collega, persi un po' di tempo a fare ricerche inutili sull'ex trafficante
              e  sedicente  skipper  ritenuto  da  Garofalo  l'incarnazione  del  male:

              ovviamente  non  risultò  nulla,  per  cui  ringraziai  e  uscii.  Finsi  di
              sbagliare strada e finii in zona pedonale, sbraitai e quindi fui obbligato
              a fare un giro largo per tornare verso la provinciale. Imboccai via Rizzo
              32 e passai davanti alla casa di Maria Tranchina. Filavo quasi a cento,

              per far vedere che avevo fretta e nient'altro. Ma mi bastò una frazione
              di secondo per notare quello che mi serviva: mentre il resto degli edifici
              erano scrostati e segnati da crepe, la palazzina della donna era nuova,

              verniciata  di  fresco,  con  le  inferriate,  gli  infissi  di  qualità  e  le
              telecamere.  I Tranchina  non  avevano  badato  a  spese  per  sistemare  la
              loro casa. O meglio, Bellingeri non ci aveva badato.

                 Adesso  ne  ero  certo:  Maria  Tranchina  era  l'amante  del  boss.  E
              attraverso di lei potevo arrivare a lui. Come comunicavano i due? Lui

              non avrebbe mai chiamato al telefono fisso dei Tranchina, col rischio
              che venisse intercettato. No, se volevo beccarlo dovevo avere il numero
              di cellulare che Maria usava per comunicare con lui. Ma come potevo

              fare? Avrei dovuto rivelare al magistrato che una fonte confidenziale mi
              aveva  parlato  di  una  donna  che  forse  c'entrava  qualcosa  con
              Bellingeri…  Troppo  complicato,  si  sarebbe  arenato  tutto.  Decisi  di

              tornare  a  Prezia  e  parlare  a  Cripto  della  mia  indagine.  Non  avevo
              alternative. Avrei avuto bisogno anche di Casco: non avevo che loro.

                 Ci incontrammo quella sera alla nostra caletta. Mare grosso, vento di
              maestrale e facce lunghe. Li guardai negli occhi: erano disillusi, erano
              stanchi. Li stavo perdendo.
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