Page 202 - Sbirritudine
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soprattutto,  li  sapeva  far  girare.  Niente  moglie,  niente  figli,  una
              fidanzata  storica  ovviamente  nipote  di  Bellingeri:  per  cementare  così

              l'unione  di  due  famiglie  importanti.  A  Prezia  ci  stava  giusto  il  fine
              settimana.

                 Era  stato  Tortorici  a  trattare  l'acquisto  del  rapporto  di  Rizzitelli;
              Colonna, il cane del boss, lo aveva solo accompagnato. Ma forse aveva
              parlato,  aveva  detto  a  Fifi  Bellingeri  che  Pino  Tortorici  aveva

              fotocopiato tutto… No: Colonna era un cane fedele, ma come un cane
              era anche  muto. Che ne sapeva lui se Tortorici era autorizzato a fare
              quello che aveva fatto? Ne aveva parlato al figlio Baldo, questo sì, ma
              niente di più.

                 Adesso, la notte, andavo alla caletta per pensare. Ci andavo solo, non

              c'era  più  nessuno  con  cui  festeggiare.  Dovevo  trovare  un  modo  per
              avvicinare  Pino  Tortorici:  se  lui  aveva  fotocopiato  il  rapporto  di
              nascosto significava che si sentiva in pericolo. Pensavo e guardavo il
              mare. A casa non volevo tornarci, mia moglie non mi parlava più. Di

              nuovo. Anzi, adesso era diverso: prima, quando smetteva di parlarmi, lo
              faceva con rabbia. Per protesta. Ora, invece, non le importava. Non mi
              parlava perché non aveva più niente da dirmi. Del resto, anch'io non le

              parlavo, stavo tutto il giorno a lavorare e, quando staccavo, mi portavo
              il lavoro dentro. Lei l'aveva capito.

                 Quando,  quella  sera,  tornai  a  casa  e  non  la  trovai,  non  mi  sembrò
              strano.  Era  normale  che  se  ne  fosse  andata:  ci  eravamo  fatti  delle
              promesse, ma io ero stato il primo a non mantenerle. Era giusto così. Il

              suo sapore era in ogni stanza. C'era la spesa in frigo, un sacchetto con
              della  carne  e  lo  scontrino  ancora  dentro.  Dieci  e  quarantatré  del
              mattino.  Prima  di  andarsene,  aveva  pulito  la  casa  con  il  detersivo  al
              limone e spolverato tutto a dovere. Ma non era un messaggio per me:

              l'aveva  fatto  per  sentirsi  meglio,  per  andar  via  sapendo  che  ci  aveva
              provato fino in fondo. E che non era servito.

                 Entrai nella stanza di mio figlio e mi chiesi che ne sarebbe stato di
              lui.  Senza  un  padre,  come  era  successo  a  me. Avevo  provato  a  non
              piegarmi, come era stato costretto a fare  mio padre, e il  risultato era

              stato lo stesso: una moglie sola, un figlio orfano. Svuotai il frigo, tolsi
              le piante dal balcone e le spostai sul pianerottolo. Chiusi le serrande.
              Non potevo vivere in quella casa. Suonai alla vicina e le diedi la carne,

              la frutta e i surgelati. Le chiesi di innaffiare le piante. Se voleva poteva
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