Page 195 - Sbirritudine
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Tornai dentro il commissariato. La Patania mi doveva troppe
spiegazioni. La cercai nell'ufficio dell'investigativa, negli archivi.
Niente. Poi sentii la sua voce di sotto. Io ero arrivato al secondo piano:
mi era sfuggita, stava uscendo. La stronza. Salii un'altra rampa di scale
ed entrai nell'ufficio dei dirigenti, che era stato di Scimò, della Patania e
di Spada. L'unico con l'aria condizionata. Uscii sul balcone e sollevai il
bidone con l'acqua di scarico del condizionatore, che aveva la parte
superiore tagliata. Aspettai che lei fosse a tiro, lì sotto di me, nel
parcheggio. Renzo le andò incontro. Bene. Tutti e due, allora. Rovesciai
loro addosso una ventina di litri d'acqua. Ma non acqua normale: era
vapore, umidità, sudore, fatica. Settimane di lavoro condensato,
distillato e lasciato a macerare al sole. «Vaffanculo!» gridai.
«Vaffanculo!»
La Patania urlò. Lei e Renzo parevano due piccirìddi finiti in una
pozzanghera. Lei, tutta bagnata, faceva come una pazza. Renzo provava
a trattenerla.
«Questa me la paghi, bastardo!» urlava. «Hai finito, ti faccio buttare
fuori!»
Le tirai pure il bidone vuoto. «Vaffanculo!» gridai di nuovo, tre volte.
Poteva bastare.
Quattro giorni dopo mi beccai un'ispezione e una cazziata congiunta
del capo del personale e del vicario. La Patania era una dirigente, ed era
diventata potente, un'attrice di primo piano. Il mio comportamento era
ingiustificabile. Ma io avevo tutte le motivazioni del mondo. Non dissi
nulla. Non avevo prove, le foto che inchiodavano la Patania erano a
casa di Colonna. Che dovevo fare? Inventarmi un reato e procedere con
un'ispezione a casa sua? E, se lo avessi fatto, avrei trovato le foto? Le
aveva ancora o le aveva distrutte? Se volevo prendere Bellingeri,
Colonna dovevo tenermelo buono. E poi avevo i mandati di arresto per
la faccenda della cooperativa Sole. Dovevo stare zitto e basta, prima o
poi la Patania l'avrei stanata. Dovevo avere pazienza.
Il vicario minacciò di spedirmi al Nord, ma non lo fece. Un attimo
dopo che lui e il capo del personale se ne furono andati, ero già in
stanza con la squadra a organizzare la tornata di arresti. Dovemmo
chiamare dei colleghi da Camico per darci una mano: ormai eravamo
troppo pochi. Tenni il mandato dell'assessore Calafiore per ultimo: «A
lui ci penso io» dissi agli altri.