Page 184 - Sbirritudine
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quando non ne avevo parlato io con il giornalista. Nessuno ne aveva
              saputo  niente,  neanche  la  Patania:  quindi  chi  cantava  non  era

              nell'investigativa.
                 Chiamai Spada. Era a Roma in partenza per il Nord: lo ritrasferivano.

              Bastardi. Gliela stavano facendo pagare cara, mandandolo in giro per
              l'Italia come un pacco postale. Mi confessò che si sentiva una merda:
              ora avrebbe combattuto in periferia. Gli dissi che dovevo parlargli. Di

              presenza. Stabilimmo di incontrarci a Roma quella notte stessa.
                 Mi misi in macchina. Non potevo viaggiare in aereo: avrei lasciato in

              giro troppe tracce, e poi l'aeroporto era terreno spaddìno. Viaggiai tutta
              la  mattina,  il  pomeriggio  e  parte  della  sera.  Non  doveva  vederci
              nessuno insieme, né in Sicilia, né in Calabria, né in Campania. Roma,

              invece, è un porto di mare. È città franca per la mafia, per la politica e
              per la Chiesa. Lì tutti parlano con tutti, lì si discute e si decide. E anche
              io dovevo decidere: quale posto migliore?

                 Ci incontrammo a Fiumicino, in un piccolo ristorante sul lungomare.
              Pesce fresco, o almeno così ci disse il proprietario. Che, secondo me, il

              pesce fresco non l'aveva mai assaggiato in vita sua. Raccontai a Spada
              del cellulare. Che dovevo fare? Lui afferrò subito: se fossi andato da un
              magistrato qualunque mi avrebbe tolto il caso in un minuto e lo avrebbe
              passato  alla  DIA:  Bellingeri  era  uno  dei  capi  dei  corleonesi,  era  una

              testa coronata. Quelli della DIA non avrebbero mai affidato il caso a un
              ispettore di un commissariato di provincia. Chi lo avrebbe fatto?

                 Spada  mi  disse  che  non  c'era  verso:  o  facevo  partire  i  controlli
              avviando  un'indagine  ufficiale  o  perdevo  l'occasione.  Ma  io  mi  ero
              scottato con il suo trasferimento, mi ero bruciato per le frequentazioni

              della Patania e avevo rischiato grosso con le indagini sulla cooperativa
              Sole  e  sull'assessore  Calafiore.  Non  volevo  rinunciare,  non  volevo
              essere il passacarte di qualcuno.

                 «E se l'indagine poi finisce in mano a Rizzitelli e Patalèo?» chiesi.
              «Sono loro che si occupano di beccare i latitanti più grossi nella zona di

              Prezia… Bellingeri è una preda troppo appetibile per farsela fregare.»

                 «Mettila  così»  mi  disse  Spada.  «E  se  Colonna  si  fosse  inventato
              tutto? E se il cellulare fosse suo? Magari ti sta mettendo alla prova…»
              Ecco come potevo fare.

                 «Sei un grande, Spada!» urlai.

                 «Perché?»
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