Page 182 - Sbirritudine
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«Mi hanno trasferito.»
«Come? Dove?»
«La storia della Chiesa. Te l'avevo detto che dovevamo lasciare le
cose come stavano.»
«Domani chiamo il questore e mi prendo la colpa» dissi. «Vedrai che
sistemo tutto.»
«No, tu devi restare qui. Mi sono preso io la colpa. E in parte è vero,
quando ho sentito la notizia al tg me la sono goduta. Mi rispediscono a
Roma con effetto immediato. Ma vedrai che torno. Tu, intanto, resta a
proteggere la tua isola.»
Ci abbracciammo. Era un addio, avevo perso un amico. Ero stato un
coglione. Ma sapevo anche di aver fatto la cosa giusta.
L'indomani, altri due uomini della squadra mi dissero che avevano
deciso di andarsene. Restavamo solo io, Cripto, Casco e l'Incatramato.
Di nuovo senza dirigente, con il resto del personale ridotto della metà:
il commissariato di Prezia stava morendo strangolato. Come strangolato
trovarono, quella mattina, Iacopo Faragi a Camico.
Faràgi era uno di peso, vicino anche lui a Bellingeri. Pensai di nuovo
a Colonna: era stato lui? Lo andai a trovare quella sera. Stava
addestrando i suoi cani ad azzannare un manichino in un recinto di filo
spinato. Mi chiese se volevo accompagnarlo a una battuta di caccia.
Non capii se fosse un riferimento al morto ammazzato, ma lui colse al
volo i miei dubbi.
«Io non c'entro niente. Sta succedendo qualcosa nella famiglia
Bellingeri. Mio padre fa parte di questa tornata di morti inspiegabili.»
«C'è una mano violenta» gli dissi. «Anche questo Faragi è stato
massacrato, come l'altro corpo trovato in un pozzo mezzo sciolto
nell'acido. E tuo padre è stato torturato e ucciso.»
Lui mi guardò. «Sapevano qualcosa. I morti, intendo.»
«E cosa sapevano tu non lo sai?»
Se ne andò, lasciandomi solo in mezzo al recinto. Il manichino era a
brandelli. I cani mi fissavano, immobili. Non avevo la pistola. Vidi un
bastone a terra: ci sarei potuto arrivare e neutralizzare uno dei due. Ma
l'altro? Per fortuna Colonna tornò presto, con un cellulare in mano.
«Tieni» disse, porgendomelo. Era spento.