Page 175 - Sbirritudine
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siamo  lasciati  così…  freddi.  Io  sono  stato  bene.  Mi  mancano  le  tue
              carezze. Ora devo andare.»

                 Fine chiamata. Mi girava tutto. Un ragazzino. Carezze. Un prete. Ma
              che  cazzo  stava  succedendo?  Andai  a  recuperare  tutto  quello  che

              avevamo  raccolto  su  don  Ferdinando.  Si  era  abbeverato  alla  fonte  di
              Vassallo, ma non in maniera esagerata. Aveva comprato molti computer.
              E CD musicali. E vestiti, giubbotti e jeans. Ecco perché: li usava come

              regali per comprarsi i ragazzini. I soldi della Regione a lui servivano a
              questo, a corrompere dei bambini.

                 Feci una copia del nastro e corsi da Spada. Erano le due di notte. Mi
              attaccai  al  citofono  della  sua  villetta  fuori  Prezia,  picchiai  contro  la
              porta con tutta la rabbia che avevo dentro. Sentivo i cardini che erano

              sul  punto  di  cedere,  come  me.  Spada  mi  aprì.  Dovevo  sembrare  un
              pazzo,  ma  non  disse  nulla.  E  io  nemmeno.  Si  infilò  i  pantaloni  e  un
              giubbotto e si mise alla guida della mia auto. Andammo al mare. Non
              parlai per tutto il tragitto. Solo dopo aver camminato per un po' lungo la

              riva, mi chiese cosa mi fosse successo. Presi il registratore portatile che
              avevo  in  tasca  e  gli  feci  sentire  quella  conversazione.  Anzi,  quel
              monologo. Di un ragazzino fregato, sfruttato, raggirato. Quelle parole

              erano una fucilata in faccia.
                 «Questa è la tua Chiesa? Questi sono i soldati di Dio? Questo ti fa

              paura?»  urlai  contro  Spada.  Non  ero  più  in  grado  di  controllarmi.
              Sentivo ondate di brividi che correvano come scariche elettriche lungo
              la schiena. Per questo mi tenevo lontano da lui: perché avevo paura di

              come avrei reagito alle sue parole. Perché le avrei prese come una sfida,
              come una provocazione, come un'offesa e gli sarei saltato addosso. Ma
              non  era  con  lui  ce  l'avevo.  Era  tutto  il  resto  dell'universo  a  essere
              sbagliato in quel momento.

                 Lui capì, e restò zitto a lungo.

                 «Andremo fino in fondo» esclamò poi. «Io e te. Oggi in chiesa ho
              pensato a quello che hai detto. Tu ragioni solo con l'istinto. Tu non ti

              fermi,  tu  attacchi  e  combatti.  Tu  sei  quello  di  cui  questa  terra  ha
              bisogno: un guardiano. Ma tu non difendi la legge. Non sei dalla parte
              della  giustizia,  non  lotti  per  la  gente.  Tu  combatti  per  la  Sicilia.  Tu

              dipendi  dalla  Sicilia,  e  la  proteggi.  Ogni  reato  lo  senti  come  una
              violenza alla tua terra. E ti brucia e ti fa male come se fosse una ferita
              sul tuo stesso corpo.»
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