Page 173 - Sbirritudine
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poliziotti siamo un esercito schierato contro l'esercito di Cosa Nostra.
              Qui stiamo combattendo contro l'esercito di Dio.»

                 «Ma che ci posso fare io se Dio ha un squadra di ladri?» Lo dissi
              senza  pensare.  Spada,  colpito,  mi  chiese  di  seguirlo  e  mi  portò  nella

              chiesa  della  Matrice.  Non  volevo  varcare  la  soglia.  Lui  mi  spinse
              dentro, si bagnò le mani nell'acquasantiera e si fece il segno della croce.
              Mi guardò, in attesa che facessi lo stesso, ma io rimasi fermo.

                 «Li vedi?» chiese Spada.

                 Nella  penombra,  tra  gli  scranni,  si  aggiravano  delle  vecchiette.
              Sembravano contadine al tramonto tra filari di vigne. C'era anche una
              ragazza  seduta,  che  pregava  e  piangeva.  E  un  tizio.  Le  spalle  gli

              tremavano, piangeva anche lui. Non lo riconobbi subito, poi vidi che
              era Moffo Dalia, il farmacista. C'era un bambino, un chierichetto forse,
              o un futuro prete.

                 «Li ho visti, e allora?» risposi.

                 «Loro ci credono davvero in Dio e non perché vogliono qualcosa da
              Lui,  ma  perché  hanno  bisogno  di  Lui»  replicò.  Poi  mi  indicò  il
              crocifisso dietro l'altare, poi, più in alto, il soffitto affrescato.

                 «Io non capisco nulla di arte o pittura» dissi. «Mi sembrano sempre

              tutti uguali: santi o apostoli trafitti, impalati, frustati, inseguiti. Come
              tanti poliziotti.»

                 «La Chiesa non è una chiesa» disse Spada, «non è un singolo prete,
              non è pregare, o sposarsi, o battezzarsi. La Chiesa parla di Dio, parla
              del  nostro  destino  in  quanto  uomini.  È  salvezza  e  speranza  per  tanta

              gente, la Chiesa è possibilità. La Chiesa non ha a che fare con la mafia,
              ha a che fare con l'universo.»

                 Era  un  credente,  Spada.  Assoluto,  come  era  lui  in  ogni  cosa  che
              faceva. Assoluto come lo ero io. Ma i nostri assolutismi erano di natura
              completamente  diversa:  lui  era  un  poliziotto  perché  credeva  nella

              giustizia,  io  per  rabbia  contro  l'ingiustizia.  Lui  affrontava  la  vita  con
              serenità e calma, io perennemente incazzato e schifìato. Lui galleggiava
              sereno  bagnato  dal  sole,  io  nuotavo  per  non  affondare  ed  essere
              inghiottito dalle profondità del mare. Ora capivo da dove prendeva tutta

              la forza che dimostrava: dalla fede.

                 «Rispetto quello che pensi» dissi, «ma se una di quelle vecchie ruba
              anche un solo euro dall'offertorio io la arresto. E se il prete che confessa
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