Page 170 - Sbirritudine
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cominciare.
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«Caro Vassallo, come va?» Era la madre superiora del convento delle
Rodomontane di Villafiorita che parlava.
«Bene, cara madre. E le sorelle?» Vassallo, il violentatore, il mafioso,
il pezzo di merda, aveva una voce sicura e gentile.
«Come vuole che vada» rispose la madre superiora, «è il Signore che
ci dà la forza e la gioia, ma le preoccupazioni e le difficoltà sono
sempre lì a distoglierci dalla sua contemplazione…»
«Come la capisco, madre… Che posso fare per voi?»
«Ci sarebbe una cosa, ecco, come dire, un favore che mi serve. Che ci
serve.»
«Che serve alla Chiesa tutta» disse Vassallo.
«Esatto. Il nostro convento avrebbe bisogno di alcune riparazioni
aggiuntive. Il lavoro che avete fatto tre mesi fa è perfetto, ma ne
servirebbe un altro…» Io e Cripto ci guardammo. Eravamo nella sala
d'ascolto allestita in commissariato. Spada, disgustato, ascoltava pure
lui quella conversazione tra una suora e un mafioso. Il convento di
Villafiorita aveva già ottenuto svariati soldi dalla Regione per
riparazioni mai effettuate. La madre superiora aveva usato i pìccioli per
farsi costruire una villetta bifamiliare vicino al mare. Sua sorella,
completa di marito, figli e suocera, la abitava estate e inverno. E ora la
cara suora chiedeva altri soldi.
Vassallo disse che doveva pensarci un po'. Era rischioso fare altri
lavori. La madre superiora insistette: era abituata a comandare le sue
sorelle. Era un capo. E sembrava non rendersi conto che in quel
momento aveva a che fare con un altro capofamiglia, abituato anche lui
a comandare.
«Se le vengo incontro, però, stavolta la mia percentuale deve salire.»
Eccolo. Altro che capofamiglia, Vassallo era uno strozzino. Anzi, più lo
conoscevo e più si dimostrava l'essere più schifoso che avessi mai