Page 167 - Sbirritudine
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«Non importa, per voi saremo sempre a disposizione.»
Milena disse che lei ci stava. Poi si avvicinò all'orecchio dell'altra e le
sussurrò qualcosa.
«Va bene» disse alla fine Loredana. «La sera che riusciamo a
prendere i documenti vi chiamiamo.»
Diedi loro il numero del mio cellulare e ci salutammo. Nessuno fece
caso a noi. Sembravamo quattro amici che avevano passato una
mattinata al sole, e invece stavamo per far saltare in aria mezza Sicilia.
Se era vero quello che ci avevano raccontato, a parte quel porco di
Vassallo avremmo avuto contro la Chiesa, i politici che ci andavano a
braccetto e la mafia stessa. La santa trinità del potere che regna in Italia
si sarebbe scatenata contro il piccolo commissariato di Prezia.
Dopo aver attraversato la spiaggia incandescente, salimmo sul
marciapiede. Mi voltai verso le due ragazze che parlavano tra loro.
Gesticolavano e discutevano. Da lontano, adesso, non mi sembravano
più così piccole: anzi, erano il centro della spiaggia. Tutta la gente
ignara intorno a loro sembrava dipendere da quello che si stavano
dicendo.
Tornati a Prezia corsi da Spada per raccontargli tutto. Lui rimase in
silenzio. Quella storia era dura da mandare giù, un boss violentatore era
la cosa peggiore che si potesse immaginare. Spada voleva incontrare le
due ragazze e rassicurarle che avremmo fatto il possibile. Disse che
voleva sostenerle. Io gli spiegai che erano loro che avrebbero potuto
sostenere noi. Erano due dure, forti, lucide e determinate. Il solo modo
per aiutarle davvero era sminchiare il sistema messo in piedi dal boss.
Spada era un credente e si fece venire qualche scrupolo sulla storia dei
preti e del loro coinvolgimento, ma gli dissi che dovevamo andare
avanti e verificare. Era questo il nostro compito. Lui mi vide tranquillo
e diede il suo assenso. Ma io non ero tranquillo per niente.
Lunedì sera ricevetti la chiamata di Loredana. Ci incontrammo a
Palermo, in un locale del centro. Quando mi passò la borsa con i
documenti la vidi sorridere.
«Il resto è in macchina» mi disse. Notò che la guardavo e confessò
che forse sbagliava a sentirsi felice della sua vendetta.
«Non ti stai vendicando» la rassicurai, «stai solo facendo la cosa
giusta.»