Page 155 - Sbirritudine
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retata, mezz'ora di lavoro e in Italia sarebbe tutto a posto per qualche
              anno.»

                 «Che vuoi dire» chiese Spada, «chi sono questi?»

                 «Voglio dire che tolti questi balordi la mafia non avrebbe più capi né
              referenti. Quelli che vedi sono i politici siciliani. Sono la crema della
              nostra burocrazia, i più alti esponenti del ceto parassitario. Sono loro il

              problema.  Perché  io  i  mafiosi  li  capisco  pure,  gente  abituata  alla
              violenza  che  fa  quello  che  ha  imparato  a  fare:  ammazzare  per  non
              essere ammazzata. Ma i politici? I giornalisti? I giudici? I poliziotti? I

              preti?  Gli  impiegati?  Gli  imprenditori?  Tutti  quelli  che  li  aiutano,
              perché  lo  fanno?  Sono  loro  che  io  non  capisco.  Sono  loro  il  vero
              problema. Io è a loro che darei il 41 bis: dopo due mesi di isolamento

              questi cacasotto si venderebbero pure la madre!»
                 Solo in quel momento mi accorsi che lì, in mezzo a quella foresta di

              abiti sartoriali, c'era pure l'assessore Calafiore. Anche lui mi vide e si
              irrigidì.

                 Spada mi spinse via: senza accorgermene avevo iniziato a urlare, e
              tutti quegli stronzi si stavano agitando. Tornati in macchina, mi disse
              che dovevo calmarmi.

                 «Quella gente è innocente fino a prova contraria» se ne uscì.

                 «Innocente?!» urlai. «Io la metà di quelli ce li ho tutti insieme in un
              solo fascicolo su un caso di speculazione edilizia che fa rabbrividire.
              Tutti  i  pezzi  da  novanta  di  Prezia  e  dintorni.  Politici,  giornalisti,

              dirigenti: quelli se ne fottono delle leggi che noi vogliamo difendere.
              Loro sono innocenti fino a prova contraria, noi, invece, siamo solo dei
              coglioni fino a prova contraria, ti è chiaro?»

                 Spada capì che mi stavo sfogando e non disse nulla. Io gli vomitai
              addosso  tutta  la  storia  della  cooperativa  Sole  e  di  come  era  stata

              insabbiata dai veti dei superiori, dei magistrati compiacenti, dei politici.
              Gli raccontai di come, ogni volta che eravamo vicini ad assestare un
              colpo a Cosa Nostra, venivano cambiate le carte in tavola.

                 «Sono stanco!» urlai alla fine. «Tu vuoi andare fino in fondo? Non
              c'è  un  fondo  in  questa  storia!  Il  fondo  sparisce  ogni  volta  che  ti

              avvicini, si sposta di lato e in alto, non ci si può arrivare. Questa è la
              mafia. Quella che sta decollando per Roma in questo istante.»

                 Quando smisi di parlare avevo il fiatone. Non avevo mai tirato fuori,
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