Page 148 - Sbirritudine
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voluto chiederle. Ma non lo feci. La riportai al suo monolocale e la
invitai un'ultima volta a tirarsi fuori. Mi disse solo grazie, e se ne andò.
Al commissariato mi organizzai con gli altri, dovevamo capire il da
farsi. Un'irruzione sembrava essere la cosa migliore: entro tre giorni il
circo sarebbe partito per la tappa successiva e noi avremmo perso il
caso. Di tempo per le indagini non ce n'era. Autorizzazioni per cimici e
sorveglianza erano da escludere. Solo quando fummo tutti d'accordo
andai dalla Patania per avvertirla. Avevo deciso che sarebbe stato quello
il mio modo di agire, da allora in poi: portare i casi fino a maturazione e
andare da lei solo poco prima di coglierli dall'albero.
Bussai ed entrai, senza aspettare né permessi né altro. Le dissi che
avevo fretta e iniziai a raccontarle delle feste a luci rosse.
Lei mi interruppe: «Sono incinta di quattro mesi. Lei è il primo a
saperlo in commissariato».
Io la fissai ammutolito. Allungai il collo per guardarle la pancia. La
Patania incinta? Ma come era possibile? Mi confessò che quella mattina
aveva visto il medico, che le aveva confermato che la gravidanza era a
rischio, quindi avrebbe preso la maternità anticipata.
Non riuscivo a crederci. La Patania, detta “l'uomo”, era incinta.
Questo cambiava un po' di cose. Era davvero una gravidanza a rischio o
ne aveva approfittato per togliersi di mezzo per un po' in attesa che le
acque si calmassero? Che lavoro di merda, pensai. Ti porta a sospettare
di tutto. Mi congratulai per la bella notizia. Lei mi chiese di continuare
a parlarle dei festini e io le dissi della ragazza rumena. Feci fatica per
non arrossire: la Patania era incinta e io le parlavo di una prostituta e di
orge con suore e collegiali. Lei sembrò non farci caso, mi disse che
approvava il mio operato e che una volta ottenuto il via libera avremmo
dovuto senz'altro effettuare l'irruzione. Mi chiese poi di non dire agli
altri della gravidanza: voleva farlo lei stessa.
L'indomani organizzammo l'irruzione. Ormai arrivare via mare era
inutile, serviva un'entrata brutale. Ci piazzammo lungo tutte le strade di
accesso, in modo da vedere i partecipanti arrivare. Ma alle due
capimmo che la festa, quella sera, non ci sarebbe stata. La rumena
aveva parlato. Aveva avuto paura e ci aveva bruciati. Passammo il
materiale ai colleghi degli altri commissariati nei dintorni di Prezia.
Con un po' di fortuna li avrebbero beccati loro.
Poi, una settimana dopo che la Patania era entrata in maternità, arrivò