Page 141 - Sbirritudine
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entrai e chiusi la porta dietro di me. Baldo afferrò una sedia e si sedette
al tavolo, e io feci lo stesso.
«Che cosa vuole ancora da me?» mi chiese.
«Forse è lei che vuole qualcosa da me.»
«Come no» mi disse. «Vorrei sapere da lei chi ha ammazzato mio
padre.»
«Stiamo indagando.»
«Ah, ecco. Allora ci siamo detti tutto.»
«Forse no. Sono convinto che se parliamo con calma troveremo il
modo di capirci.»
«Io e lei?» Scoppiò a ridere. Stavolta era una risata vera.
«Vede» feci io, «io e lei abbiamo molte cose in comune. Vuole un
esempio?»
«Prego.»
«Io parlo con la dottoressa Patania e anche lei ci parla. Ecco un
esempio. Lo vede che condividiamo qualcosa?»
«L'unica cosa che abbiamo in comune è il fatto di avere dei traditori
in famiglia» mi rispose.
«Che vuoi dire?»
«Niente, guardati le spalle.»
Eravamo passati al tu. Ma quello che stava dicendo era grave. Mi
alzai in piedi.
«Che vuoi fare?» mi chiese.
«Me ne vado. Pensavo di trovare uno con cui si poteva ragionare, e
invece sei un pezzo di merda che si permette di accusare i miei
colleghi. Se hai dei traditori nella tua famiglia è perché voi siete delle
merde.»
Lui scattò in piedi. Minchia, quant'era. Era così alto che eclissò la
luce del lampadario. Scurò all'improvviso, ma rimasi fermo.
«Colonna» continuai, «t'hanno ammazzato tuo padre e l'hanno pure
torturato. L'hai visto, no? Sei tu che hai i traditori in casa.»
«Io so chi sei» urlò. «Quello che non capisco è cosa ti sei messo in
testa di fare con me. Ma ti voglio dire questo: mio padre è stato
ammazzato, tutti quelli dei miei che c'entrano qualcosa la pagheranno.