Page 134 - Sbirritudine
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Prima che scoppiassero rappresaglie bisognava fare qualcosa. Andai
dalla Patania e le dissi che erano venute fuori delle notizie interessanti
su Baldo Colonna. Lei mi fece notare che avevamo tanto di quel lavoro
con tutti i criminali che giravano per Prezia che occuparsi pure degli
incensurati era chiedere troppo.
Le dissi che ero d'accordo con lei e uscii dalla stanza facendole un
gran sorriso. Ma come cazzo faceva a sapere che Baldo Colonna era
incensurato? Aveva imparato tutti i casellari a memoria oppure anche
lei aveva verificato dopo la morte del padre? Ma, in quel caso, perché
non dirmelo? Dovevo capire cosa stava succedendo e l'unico modo per
farlo era parlare con Baldo Colonna. Solo che non avevo nessun
appiglio per andarlo a trovare: seguirlo e fermarlo per un controllo di
documenti era poca cosa, io volevo una scusa per andare a casa sua.
Volevo che sentisse la pressione. Ero convinto che uno come lui
avrebbe reagito all'omicidio del padre, ma con calma, prendendosi il
tempo necessario. E invece io volevo fargli intendere che gli stavo
addosso, che ero più furbo di lui.
Mi serviva una scusa ufficiale. Qualcosa come una notifica e nessuno
si sarebbe fatto male. Scoprii che Baldo Colonna aveva un regolare
porto d'armi e che ne deteneva un bel po' in casa. Chiesi un favore ad
Arancina. Lui non era mai stato tipo da investigativa, e infatti dopo un
paio di mesi aveva lasciato la nostra squadra per un più tranquillo
lavoro di pattuglia. Quindi era l'amico più lontano dal mio gruppo su
cui potessi contare. Visto che Arancina era presente quando Colonna
aveva visto il cadavere del padre, gli chiesi di far notare alla Patania
che Baldo era sì regolarmente in possesso di fucili e pistole, ma che,
data la situazione, bisognava fargli revocare temporaneamente il porto
d'armi. Gli spiegai che doveva far intendere alla Patania che l'idea era
stata sua. Così Arancina le raccontò che ancora non me ne aveva
parlato, ma che lo avrebbe fatto presto. Lei non poteva fare a meno di
dargli ragione, ma gli disse che doveva pensarci lui personalmente a
effettuare sia la notifica che il sequestro e, soprattutto, non ne doveva
parlare con me.
Quarantotto ore dopo arrivò il decreto di ritiro armi. Ma, chissà
perché, Arancina quel giorno chiese un permesso per starsene a casa e
passò a me il servizio. Decisi di andarci quella sera stessa, per non dare
alla Patania il tempo di metterci bocca.