Page 132 - Sbirritudine
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«Solo a loro» rispose la Patania. Mi sentii svuotato. Non riuscii a dire
              niente.  Dopo  tutta  quella  fatica,  praticamente  ci  era  stata  tolta

              l'indagine. I giornali avrebbero attribuito tutto il merito ai Carabinieri. A
              noi di Prezia non sarebbe rimasto nient'altro che la fatica e la tensione
              accumulata per settimane. Cripto provò a insistere: c'era sicuramente un
              modo  per  opporsi.  La  Patania  lo  squadrò  dall'alto  in  basso.  «Mi

              dispiace  ragazzi.»  Disse  così.  La  guardai  e  pensai  che  le  dispiaceva
              davvero.  Quando  tornammo  nella  nostra  stanza,  Tacconi  sfasciò  una
              porta a pugni. Cripto bestemmiava a tutto spiano, Renzo guardava fuori

              dalla finestra: anche lui aveva capito che era inutile prendersela.
                 Quella  sera  sentii  al  tg  la  notizia  della  cattura  di  cinquantacinque

              mafiosi da parte dei Carabinieri. Ascoltai le interviste ai capitani e agli
              ufficiali, che avevano messo in scena una bella conferenza stampa con
              un sacco di grafici e tabelle. Si capiva subito che era tutta gente che

              avrebbe fatto molta carriera, fottendo il lavoro dei colleghi e sorridendo
              alle telecamere. Degna conclusione di una giornata di  merda, pensai.
              Fanculo.  Spensi  la  tv  e  andai  a  dormire.  Ma  non  ci  riuscii.  Avevo
              sempre davanti le facce di Rizzitelli e Patalèo. Cinquantacinque arresti,

              più il latitante catturato. Bravi Carabinieri. Bravi CC. Bravi Cugini di
              Campagna.  Ottimo  lavoro.  Cosa  Nostra  si  era  presa  un  calcio  nei
              coglioni. Bravi. Ma quando realizzai che a dare quel calcio erano stati

              proprio  Rizzitelli  e  Patalèo  la  ràggia  mi  passò.  In  qualche  modo
              giustizia era stata fatta. Finalmente crollai addormentato.

                 La  mattina  alle  sette  ero  fresco  e  riposato.  Guidai  fino  a  Prezia,
              tagliai per il corso principale e vidi una delle nostre auto di pattuglia
              sfrecciare  a  tutta  velocità.  Mi  squillò  il  cellulare,  era  la  Patania.

              Avevano  trovato  il  cadavere  di  Franco  Colonna,  ammazzato  a
              bastonate. Raggiunsi i colleghi poco fuori Prezia, al confine con Porto
              Restivo. Mi venne incontro Arancina. «Ci fu carnàzza ieri» mi disse.

                 Il  cadavere  era  combinato  male.  I  colpi  di  spranga  gli  avevano
              ammosciato  la  faccia  riducendola  a  una  poltiglia  di  sangue,  ossa  e

              carne. Polsi e caviglie erano stati legati con del filo spinato. L'avevano
              torturato  per  farlo  parlare.  Pitafi  ci  aveva  parlato  di  Franco  Colonna
              nelle sue dichiarazioni, ma non avevamo raccolto abbastanza prove per

              poterlo  arrestare.  Era  un  uomo  d'onore  della  famiglia  Bellingeri:  chi
              l'aveva ridotto così aveva dichiarato guerra al boss. I colleghi stavano
              effettuando i rilevamenti. C'erano dei giornalisti, e anche tre carabinieri.

              Cripto  si  avvicinò  a  loro:  «Volete  occuparvene  voi  questa  volta?  O
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