Page 133 - Sbirritudine
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completiamo le indagini e poi vi passiamo il caso già risolto?». Lo
chiese con un tono che più professionale non si poteva. Tant'è che i tre
non capirono. Tirai via Cripto e gli dissi che dovevamo tenerci pronti:
presto a Prezia sarebbe scoppiata di nuovo la guerra.
Nel frattempo era arrivato Baldo Colonna, il figlio della vittima. Alto,
due spalle enormi, occhi grigi e capelli biondi. Sembrava un vichingo.
Tutti vedendolo smisero di parlare. Lui si fece largo e si avvicinò al
corpo del padre. Aveva le gambe spezzate perché gli erano passati sopra
con le ruote della macchina, e per finirlo gli avevano pure fracassato il
cranio su una roccia. Un ultimo sfregio. Fissavo Baldo. Mi aspettavo
una reazione furiosa, e invece niente. Guardava suo padre senza
espressione, immobile. Poi si voltò e se ne andò. E tutti i colleghi
tornarono a respirare. Non ne sapevo molto su di lui, ma
quell'atteggiamento impassibile mi faceva paura. Lo seguii a piedi fino
alla sua auto, posteggiata dietro una villetta abbandonata. In quel
momento arrivò una volante da cui scesero due poliziotti. Quello in
divisa raggiunse gli altri colleghi. Il secondo, invece, era in borghese e
rimase vicino alla macchina. Baldo gli si avvicinò. Mi nascosi dietro il
muro perimetrale della villetta. Chi era quel poliziotto? Lo avevo già
visto, ma dove? Poi mi ricordai: era del commissariato di Porto Restivo,
lo avevo incontrato al corso per sottufficiali.
Baldo Colonna gli puntò contro un dito: «Come minchia me lo
spieghi questo, ah?».
Il mio collega lo fissava impaurito. Cazzo, quei due si conoscevano!
Ed erano come il padrone con il sottoposto. Colonna chiedeva
spiegazioni al poliziotto. A mezza parola. Quando se ne andò a bordo
della sua auto, il mio collega si accese una sigaretta e restò lì a pensare
con aria preoccupata.
Tornato al commissariato, raccolsi quante più informazioni possibile
su Franco Colonna. Suo figlio risultò essere incensurato. Ufficialmente
meccanico, ma quando andai a fare un po' di pressione al giro dello
spaccio venne fuori che Baldo Colonna era considerato il miglior
autista di rapine di Palermo e provincia. Freddo e preciso. Venivano
addirittura dal Nord Italia a chiedergli di entrare in batteria in qualche
rapina a furgoni portavalori o a banche. Ma erano solo voci, nessuno lo
aveva mai beccato. Da quanto avevo appurato, sembrava pure che
Baldo non appartenesse a nessuna famiglia. A questo credevo poco.