Page 114 - Sbirritudine
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dalla casa portava fuori, oltre il vigneto. Quindi dovevamo estendere
l'area da attenzionare. Ma eravamo pochi: ci sarebbero voluti almeno
trenta uomini. Durante quella notte, passata al freddo dentro la baracca
senza mai perdere di vista la villetta, notai un particolare che avevo
ignorato: il contatore della luce era piazzato all'esterno, lungo il muro
perimetrale della villetta. Mi venne una folgorazione: dovevamo
tagliare la corrente. Forse così ci saremmo esposti, ma era un tentativo
da fare. Se Imposimato fosse uscito per controllare il contatore
avremmo avuto la certezza che si trovava lì, e l'operazione sarebbe
potuta scattare. Ci serviva però un'identificazione certa: la distanza del
nostro punto di osservazione era troppa e si faticava a distinguere bene
le fattezze di un viso. Incontrai Pitafi e gli proposi di passare davanti
alla villetta una mezz'ora dopo che la luce fosse stata tagliata: se
Imposimato fosse uscito e lui l'avesse riconosciuto, avremmo fatto
scattare la trappola. Pitafi era indeciso. Gli spiegai che gli avremmo
comprato una bicicletta, per simulare una passeggiata in campagna.
Non era convinto, ma alla fine accettò. L'indomani, Cripto andò alla
centrale elettrica con l'autorizzazione del magistrato, aspettando una
mia chiamata per staccare la corrente al quadrante in cui sorgeva il
rifugio di Imposimato. Dalla baracca gli diedi l'ok. Il latitante ora era
senza luce. Comunicai il via libera ad Arancina, che era con Pitafi a un
paio di chilometri da lì.
Dopo una ventina di minuti vedemmo Pitafi che pedalava lungo la
strada attraverso il vigneto. Le finestre della villetta erano sempre
oscurate, la porta di ingresso era chiusa. Tutto era immobile. Pitafi
passò oltre. Niente. Pedalò ancora per un bel pezzo, poi si voltò e tornò
indietro. Era sfinito. Una serranda si aprì leggermente. C'era qualcuno
in casa. E, visto che era senza luce elettrica, aveva dovuto farne entrare
un po' da fuori. Ora sapevamo che la villetta era occupata. Pitafi era
ancora distante. La serranda si aprì un altro po'. Qualcuno stava dando
un'occhiata fuori. Infine, dopo qualche minuto, anche la porta di
ingresso si aprì. Un uomo si affacciò all'ingresso e, non vedendo
nessuno, fece qualche passo in avanti. Pitafi entrò nel suo campo
visivo. I due si guardarono a lungo, stavano cercando di identificarsi.
Poi Pitafi si fermò, alzò il braccio e salutò Imposimato, che rispose con
un cenno della mano.
Era fatta. Chiamai Cripto e gli dissi di ridare corrente alla zona.
Dietro le spalle di Imposimato si accese una luce, e lui si voltò verso