Page 105 - Sbirritudine
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mantiene  la  parola  data.  Che  hai  più  onore  tu  di  tutti  i  suoi  amici
              mafiosi.»

                 Mi avvicinai e la presi per le spalle. «Paola, che vuoi dire?»

                 «Saro  ti  vuole  vedere.  Domani  sera  a  casa  sua,  a  Camico.  Puoi
              portare  solo  un'altra  persona.  All'incontro  sarò  presente  anch'io.  Ma
              quando  inizierete  a  parlare  me  ne  andrò.»  Si  asciugò  le  lacrime  che

              scivolavano lungo il suo viso così sensuale, così eccitante. Mi chiesi se
              fosse innamorata di Pitafi. No,  mi risposi. Una come lei sa bene che
              non  può  amare.  Può  avere  tutti  gli  uomini  che  vuole,  ma  non  può

              amarli. Il potere enorme che ha su di loro svanirebbe all'istante. E allora
              perché voleva aiutarlo?




                 Cefalù sembra il modello perfetto di un paesino sul mare. La piazza,

              il duomo, le viuzze fitte, il vento profumato di fiori e sale. Un ragazzo e
              una ragazza giocano a inseguirsi. Si sfiorano, scappano, si abbracciano.
              Sembrano due api. Spariscono in un vicolo. In alto, il tempio di Diana
              non  li  perde  d'occhio.  Di  me  non  sa  che  farsene.  Mi  trascino  troppo

              passato. Quei due ragazzini, invece, sono pieni di futuro.




                 Dopo l'incontro con Paola tornai a casa, ma non dormii. Saro Pitafi.

              Quando, la mattina dopo, ne parlai a Renzo, non mi voleva credere. Gli
              dissi che finché non lo avremmo incontrato non ci conveniva avvertire
              la Patania. Dovevamo essere sicuri. Solo quando andammo ad affittare
              una  macchina  a  Palermo  e  tornammo  con  quella  in  direzione  Prezia,

              Renzo iniziò a convincersi. Andare a un appuntamento inventato con
              un'auto  a  noleggio  solo  per  fargli  uno  scherzo  era  un  po'  troppo.
              Imboccai  l'uscita  per  Camico  e  ci  dirigemmo  verso  la  periferia  del

              paese. Vidi la villetta che mi aveva descritto Paola. Tutte le luci erano
              spente,  tranne  una  al  secondo  piano.  Finestra  centrale:  era  il  segnale
              convenuto. Posteggiammo poco distante e arrivammo a piedi sul retro.
              Qualcuno aprì la piccola porta di legno. L'interno era buio. Mi voltai

              verso Renzo. Le mani gli tremavano. Gli feci un cenno con la testa ed
              entrai.
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