Page 100 - Sbirritudine
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strada, allora io difenderò questo diritto.»

                 «Ma  che  minchia  dice  questo?»  gridò  Passalacqua,  e  mi  spinse.
              Andai a sbattere contro i suoi, che mi spinsero a loro volta contro il
              petto di lui. Betoniera era pronto a colpirmi con una testata, ma io gli

              presi la testa tra le mani, bloccandogliela e facendo schioccare i palmi
              contro le sue tempie. Il rumore fu lo stesso che si sente quando uno
              spànza in acqua buttandosi da uno scoglio. Fu come un doppio colpo di

              frusta, fece zittire tutti, immobilizzandoli come bestie ammaestrate.
                 Passalacqua  mi  fissava  sorpreso.  «Io  sono  lo  Stato»  gli  dissi.  E  di

              nuovo allargai le mani e poi gliele feci schioccare ai lati della testa. «Io
              sono  lo  Stato,  e  anche  tu  lo  sei.»  Provava  a  muovere  il  capo,  ma  lo
              stringevo  in  una  morsa  con  tutta  la  forza  che  avevo.  Glielo  leggevo

              negli  occhi,  che  era  stupito  della  mia  forza.  Non  capiva  che  in  quel
              momento a tenerlo fermo non ero solo: c'era mio padre con me. E Lo
              Re che si vergognava. E il figlio di Lo Re. E mio figlio. Avrei potuto
              schiacciargliela.

                 «Hai  capito  perché  non  ti  posso  spaccare  la  faccia?»  gli  urlai.  «'U

              capisti?» Strinsi più forte, e Passalacqua mosse le braccia cercando di
              afferrarmi. Ma Tacconi e Cripto lo bloccarono. Non li avevo visti né
              sentiti  arrivare.  Erano  tutti  in  divisa.  Renzo  e  gli  altri  fecero
              indietreggiare gli amici del mafioso, poi ammanettammo Passalacqua e

              lo  spingemmo  fuori  dal  bar.  Dovevano  vederci  tutti.  Eravamo  dei
              poliziotti in divisa che non avevano paura di fare il loro dovere. Tutta
              Prezia doveva saperlo. Il figlio di Lo Re doveva vederci. Fifi Bellingeri

              doveva vederci.
                 E  lo  vide  anche  Bosco,  che  in  quarantotto  ore  chiese  e  ottenne  il

              trasferimento.

                 Eravamo di nuovo senza dirigente.




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                 L'arrivo  di  Rosalia  Patania  mi  sembrò  una  rivoluzione.  Piccola,

              magra, capelli corti, faccia piena di rughe, occhi grigi, bocca piegata
              sempre  all'ingiù.  Che  era  donna  te  lo  doveva  dire  lei,  altrimenti  non
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