Page 103 - Sbirritudine
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anni di galera a varie riprese, ma ora era un cittadino libero e a posto
              con  la  giustizia.  Gli  feci  un  cenno  e  mi  misi  anch'io  a  cercare  tra

              cassetti, armadi e cuscini dei divani qualcosa che giustificasse la nostra
              presenza lì.

                 Alle  nove  avevamo  finito.  Di  armi,  droga  o  prove  a  carico  di
              qualunque  tipo  non  c'era  traccia.  Salutammo  la  moglie  e  lui  ci
              accompagnò fino alla porta. Quando l'aprì, Prezia era già sveglia da un

              po'. Eravamo in centro e tutti videro che tre poliziotti stavano uscendo
              dalla casa di un boss. Mi voltai e mi accorsi che si  guardava attorno
              preoccupato.  Alla  Patania  consegnai  il  verbale  di  perquisizione  con
              esito  negativo.  Lei  non  disse  nulla  e  mi  congedò  augurandomi  buon

              lavoro. Per il resto del giorno mi scervellai per capire che cazzo aveva
              significato quella perquisizione. Ci stavo ancora pensando quando, alla
              solita  rosticceria,  mi  avvicinò  Paola.  Pantaloncini  corti,  maglietta

              arrotolata fin sotto al seno. Pancia liscia, piatta e abbronzata. Cosce da
              paura, lunghe, muscolose e invitanti. Era una bomba che ti scoppiava in
              faccia  ogni  volta  che  la  guardavi.  Starle  accanto  ti  sconquassava  lo
              stomaco,  la  testa  e  la  minchia.  Ti  facevi  una  sudata  solo  a  sentirla

              respirare.

                 Come  al  solito  fui  brutale:  «Che  vuoi  ancora?».  Lei  ormai  aveva
              capito  il  mio  gioco.  Una  volta  fuori,  mi  disse  che  ammirava  la  mia
              fermezza, ma sapeva benissimo che mi stavo controllando. «Che vuoi?»
              le chiesi di nuovo.

                 «Ho  un  amico»  mi  spiegò  «che  è  tornato  da  poco  dopo  una  lunga

              assenza.  È  un  uomo  molto  importante  e  mi  ha  confidato  un  suo
              desiderio segreto.»

                 Addentai il mio calzone fritto e la studiai. Ma che cazzo voleva dire?
              Lei vide il mio sospetto e mi rassicurò: «Io ti voglio amico, non voglio
              fregarti… Avrai capito che non sono una cretina. Se ti parlo di questa

              cosa è perché ti voglio dare una mano. E voglio dare una mano anche al
              mio amico».

                 Mi diede appuntamento per la sera. Ci incontrammo nel parcheggio
              antistante una caletta lungo il litorale fuori Prezia. Era il posto dove gli
              adolescenti si appartavano. Si presentò con addosso un vestitino che le

              svolazzava intorno facendola sembrare una libellula notturna. Quando
              scese dalla sua auto capii di essere stato un coglione. Mi hanno attirato
              in una trappola, pensai. Mi sono fatto fottere come un pivello. Siamo in
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