Page 64 - Prodotto interno mafia
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dell’organizzazione; «dote» corrisponde al valore di merito che
si conferisce a un affiliato e che cresce man mano che il valore
aumenta; con «picciotto liscio» si indica la prima dote che un
contrasto può acquisire entrando a far parte della ’ndrangheta;
«camorrista» è la seconda dote.
Il «Crimine» (o «Provincia») è la struttura di governo che
rappresenta i tre mandamenti dove la mafia calabrese è padrona.
Molti continuano a sostenere che abbia la stessa struttura
piramidale di Cosa nostra.
Non è cosí?
Quando il 13 luglio del 2010 è stato arrestato il capocrimine
Domenico Oppedisano, si è detto che era stato catturato il
«Provenzano della Calabria», il «capo dei capi»: un errore molto
grave. L’arresto del boss Bernardo Provenzano, avvenuto l’11
aprile 2006 dopo una latitanza record di quarantatre anni, è stato
un colpo mortale per la mafia siciliana, mentre la cattura del
capocrimine Oppedisano si può considerare un incidente di
percorso. Trovare un nuovo «capo dei capi» è molto difficile per
Cosa nostra, per la ’ndrangheta sostituire un capocrimine è
relativamente semplice.
Perché?
Il capocrimine della ’ndrangheta non gestisce il traffico di
droga, non dispone la costruzione di supermercati per il
riciclaggio di denaro sporco, non gestisce le estorsioni nelle aree
industriali, non si aggiudica illecitamente appalti pubblici e
concessioni edilizie.
È il capolocale, non il capocrimine a occuparsi materialmente
degli affari. Potremmo dire che il capocrimine è per la
’ndrangheta quello che il presidente della Repubblica è per lo
Stato italiano: l’uomo preposto all’osservanza delle regole, il
custode delle dodici tavole conservate nel santuario di Polsi su
cui si trovano le norme sacre da rispettare. Presiede le riunioni
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