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Crimine del luglio del 2010 confermano l’esistenza di un quarto

               «mandamento»  dell’organizzazione   legato  alla  base  calabrese
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               in Lombardia. A Desio, nell’hinterland di Milano,il 26 novembre

               2010, si registra il primo caso lombardo di una giunta comunale
               sciolta  per  infiltrazioni  mafiose.  L’inchiesta  Minotauro  in

               Piemonte  coinvolge  191  persone  indagate  per  associazione
               mafiosa. Dalla Valle D’Aosta alla Liguria ogni giorno riceviamo
               notizie di nuovi arresti e di indagini riguardanti la penetrazione

               dell’organizzazione criminale nell’Italia Settentrionale.



                   Negli ultimi anni si era sviluppata la falsa convinzione che il
               cordone ombelicale che lega le realtà criminali del Nord con la
               «Provincia»  –  la  struttura  decisionale,  detta  anche  «Crimine»,

               che governa i tre mandamenti in cui è stata suddivisa la Calabria
               e tutti i «locali» presenti su territorio nazionale e internazionale –

               fosse  stato  reciso.  Leggevo  e  sentivo  dire  che  la  ’ndrangheta
               «ormai era ben inserita nel Nord», aveva attività imprenditoriali,
               gerarchie e business indipendenti.

                   Ho sempre sostenuto che questa analisi fosse sbagliata perché
               non può esistere una ’ndrangheta staccata da quella calabrese. Se

               cosí fosse, ci troveremmo in presenza di un’altra organizzazione
               criminale.

                   In tutte le indagini svolte dagli anni Sessanta in poi, abbiamo
               constatato  che  quando  le  «’ndrine»  sono  presenti  all’estero  si

               registrano continui spostamenti di uomini dalla Calabria verso i
               paesi  interessati.  È  cosí  in  tutto  il  mondo:  perché  ritenere
               possibile uno sdoganamento della Lombardia?

                   I «locali» – le strutture territoriali di base della ’ndrangheta –
               presenti nel Nord Italia, come in Europa, Stati Uniti, Australia,

               sono  cloni  dei  «locali»  di  Reggio  Calabria,  San  Luca,  Natile,
               Siderno, Gioia Tauro o Rosarno.

                   Già  la  maxioperazione  Nord-Sud  –  condotta  nel  1993  dal
               bravissimo procuratore aggiunto al Tribunale di Milano Alberto

               Nobili – aveva rivelato che un uomo della ’ndrangheta, Giuseppe
               Mazzaferro, era il coordinatore di tutti i «locali» in Lombardia.





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