Page 133 - Prodotto interno mafia
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dei pastori, ma rivendicavano una loro autonomia nel campo
della politica.
La situazione cambiò con l’unità politica dei cattolici che
impose a tutti i fedeli di assumere valori, idee e pratiche della
Dc. Si realizzò una commistione di religione e politica in cui la
seconda era corollario della prima: non potevi essere cattolico e
dare un voto diverso da quello indicato dal partito. Piú ci si
allontanò dalle origini e piú il fervore delle motivazioni ideali
calò, e insieme a esso si spensero i valori dei grandi uomini che
avevano fatto la Democrazia cristiana.
Con la crisi della Dc finí il postulato dell’unità politica dei
cattolici: gli elettori riacquistarono una libertà di opzione politica
che in molti desideravano e tanti avevano già realizzato. Credo
che la Chiesa italiana ne abbia guadagnato in libertà. Oggi una
cosa è la politica, altra la Chiesa. Non abbiamo nessun vincolo e
ciascuno impegna se stesso in quanto cattolico nelle proprie
scelte politiche. Si tratta di un’assunzione di responsabilità
grandissima. Io sono grato alle condizioni storiche che hanno
determinato la fine del collateralismo ideologico tra Chiesa e
politica.
Rispetto a Cosa nostra in che modo si manifestava il
collateralismo tra Chiesta e Democrazia cristiana?
Quando si esercita una leadership e il cittadino fedele la
riconosce, segue i suoi dettami anche a costo di commettere
errori. È un atteggiamento ovviamente determinato da una
pigrizia nella riflessione: non mi preoccupo di elaborare un
Mogavero-pensiero nei confronti della criminalità organizzata
perché c’è già un corpus di idee e valori pronto per me. Tutto si
compiva in un sistema organico che comprendeva la parte
dogmatica, morale, spirituale, politica e culturale: leggevamo
tutti gli stessi giornali, gli stessi libri, votavamo lo stesso partito.
In un quadro cosí omologato è chiaro che non possono esserci
voci di dissenso semplicemente perché è impossibile pensarla
diversamente.
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