Page 124 - Prodotto interno mafia
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su posizioni conservatrici. Nonostante questo, su alcune
tematiche che riguardano il paese abbiamo mantenuto una linea
univoca e chiara, attenta a non confondere un’attenzione
particolare verso il Sud con una sua criminalizzazione tout court.
Per troppo tempo si è creduto che la mafia fosse un cancro solo
del Sud e che bastasse denunciarlo per liberarsene. Adesso ci
accorgiamo che è un problema che riguarda l’Italia intera.
Prenderne coscienza ci aiuta anche a guardare al Sud con meno
malevolenza. Per questo motivo il documento sul Mezzogiorno
non dà una prevalenza alla mafia, ma analizza tutte le
problematiche italiane che incidono sul mancato sviluppo del
Meridione: la crisi economica, l’inadeguatezza della classe
dirigente, il debole senso civico della popolazione, gli spettri del
federalismo.
Ho dichiarato che Pasqua 2010 sarebbe stata la deadline per la
verifica del documento, per capire se avrebbe seguito il destino
di tutti gli altri o avrebbe avuto, invece, una ripercussione reale
sulla vita della Chiesa e di tutte le chiese. Qualcosa sembra
muoversi, ma non sono contento, temo che cadrà anche esso nel
vuoto diventando una citazione bibliografica dotta. Vorrei che
quegli obiettivi scritti diventassero parte della nostra coscienza e
della nostra identità, ma questo ancora non succede.
C’è stato chi, abbracciando il senso del documento, si è
chiesto perché mancasse la parola «scomunica», come se per chi
si macchia di reati mafiosi quella minaccia potesse avere valore.
La scomunica è una pena canonica e non può essere usata come
spauracchio: essendo una pena, deve essere sancita da una norma
o da un intervento della Santa Sede.
La legge universale della Chiesa non prevede la scomunica per
i reati mafiosi perché considera la mafia legata solo alla realtà
italiana e non un fenomeno che coinvolge la Chiesa Universale.
Non è stata dunque una scelta omissiva dei vescovi italiani:
abbiamo valutato il fenomeno come peccato molto grave, in base
a quelle che sono le nostre competenze pastorali. Quanto
all’efficacia di un’azione del genere, nel 1982 i vescovi siciliani
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