Page 102 - Prodotto interno mafia
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domandarsi se un metodo di contrasto efficace delle pratiche
illegali esista davvero.
Nuova questione sociale, nuovi strumenti di promozione
sociale, ridimensionamento della sfera pubblica, che significa
meno logica assistenziale e clientelare, e un forte recupero del
senso delle istituzioni. Sono questi i principî da cui si deve
partire. Un tema rilevante è quello delle aziende confiscate che
hanno grandi difficoltà a restare sul mercato. Bisognerebbe avere
il coraggio di chiuderle ma predisponendo meccanismi di tutela e
ammortizzatori sociali per i dipendenti, come la cassa
integrazione a tempo determinato o corsi di formazione per
favorire il reinserimento nel mercato.
Abbiamo visto che in alcuni casi le condizioni critiche del
mercato possono spingere le imprese deboli a tentare di
sopravvivere con il sommerso, ma il doppio binario di azione
repressiva e del venir meno del consenso sociale e istituzionale
rappresenterebbe un grande disincentivo. Le sanzioni devono
riguardare tutti i committenti, l’intera filiera. Non può pagare
solo il vertice dell’azienda sommersa, ma anche tutte le ditte che,
a monte e a valle, intrattengono relazioni commerciali con la
stessa. Tuttavia se si combatte solo il sommerso attraverso le
sanzioni mantenendo una politica clientelare, assistenziale,
ipertrofica, la situazione non cambia.
È chiaro che si tratta anche di una battaglia culturale. Quali
sono secondo lei le priorità da affrontare?
Se dovessi individuare i tre elementi forti su cui fare una
grande iniziativa culturale ed economica indicherei Stato,
mercato e regole: Stato come senso collettivo delle istituzioni,
mercato come selezionatore delle imprese, regole come tutela del
corretto funzionamento dei primi due. Sono queste le grandi
questioni da affrontare. Le istituzioni sono il presidio della nostra
libertà individuale, il mercato è il luogo dove si crea la ricchezza,
e le regole il modo per evitare il mal funzionamento e le
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