Page 65 - Potere criminale
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siculo-americana, io penso invece che nel corso dell’incontro si decidessero questioni riguardanti
          quel tipo di affari. Sgominato dalle autorità americane un reticolo, quello della cosiddetta French
          Connection, se ne apre un altro: l’ennesimo groviglio siculo-americano.

          S. Come abbiamo detto, è anche il periodo di minore reazione e comprensione del fenomeno mafioso negli apparati
          statali, a esclusione di alcune eccezioni...

           L. Il paese viene coinvolto in una crisi politica in cui la violenza politica diviene un oggetto di uso

           comune e accettato. Scoppiano bombe nelle banche e nei treni, azionate forse da individui annidati
           negli apparati di sicurezza per misteriose ragioni. Fazioni politiche di estrema destra e di estrema
           sinistra  si  danno  battaglia  nelle  strade  senza  che  né  l’autorità  di  governo  né  l’opposizione  se  ne
           preoccupino  più  di  tanto.  La  repressione  viene  dipinta  come  impossibile  o  immorale.  Viene
          svalutata l’idea stessa di Stato. Ma senza l’idea di Stato l’antimafia non si fa. In compenso, passa nel
           pensiero  corrente  la  legittimazione  della  violenza  politica  e  della  possibilità  di  influenzare  la  vita

           politica attraverso la guerra per bande.

           S. In questo scenario, è verosimile che siano stati frequenti i contatti tra mafia ed eversione politica.

           L. È logico che sia così. Negli studi storici sull’Italia anni Settanta questa dimensione della reciproca
           infezione tra mondo dell’eversione politica e mondo dell’eversione criminale viene poco rilevata. Il
           territorio dell’illegalità è un territorio di confine: lo dimostrano i fatti di Reggio Calabria, momento
           di straordinaria rilegittimazione della mafia reggina. La mafia non vive in un mondo impermeabile.
           La sua etica antistatale esce amplificata al massimo dall’immersione nell’opinione pubblica.


           S. Contatti documentati per la camorra, ad esempio nel caso del sequestro dell’assessore regionale campano Ciro
           Cirillo, quando Raffaele Cutolo fu chiamato in causa per aprire canali di trattative con le Brigate Rosse.

           L. Tutta la vicenda della Nuova Camorra Organizzata di Raffaele Cutolo ci racconta la storia dei
           rapporti tra criminalità e terrorismo.

           S. È successo anche con la mafia, a sentire Tommaso Buscetta quando parla dei tentativi di esponenti dei servizi
           segreti  di  coinvolgere  Cosa  Nostra  per  intavolare  una  trattativa  con  i  brigatisti  detenuti,  durante  i

           cinquantacinque giorni del sequestro di Aldo Moro...

           L. È vero che dentro le carceri coabitavano mafiosi di ogni estrazione e terroristi. Come sappiamo,
           gli  apparati  di  sicurezza  avevano  un’antica  pratica  nel  fare  appello  alla  mafia  per  la  restaurazione
           dell’ordine. I mafiosi, dal canto loro, avevano un’antica pratica nel risolvere i problemi dell’autorità o
           anche  solo  nel  fingere  di  poterli  risolvere  in  modo  da  attribuirsi  importanza.  La  capacità  di
           millantare credito fa parte del profilo del mafioso. Può darsi che Buscetta abbia fatto ricorso a questa
           qualità  anche  nel  corso  delle  indagini  sul  delitto  Moro.  Tutti  il  resto  mi  pare  non  provato  e

           improbabile.




















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