Page 61 - Potere criminale
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Mangano. Seguì il grande meeting di Apalachin, organizzato dai castellammaresi di Buffalo forse per
           sanare i dissidi. Come si sa, però, la polizia fece irruzione e identificò l’intero Gotha della mafia
          americana.  L’organizzazione  passò  bruscamente  dall’oscurità  alla  luce  dei  riflettori.  L’Fbi  si
           mobilitò. Fu la fine di un’epoca di tolleranza dell’autorità verso misfatti e affari mafiosi.

           S. Questo significa che all’hotel delle Palme non si svolse il vertice generale della mafia americana e siciliana, ma
           soltanto la riunione di alcuni gruppi e famiglie?


           L. Bonanno aveva fatto organizzare l’incontro con i palermitani dai suoi parenti Gaspare Magaddino
           e  Diego  Plaja,  siciliani  di  Castellammare  del  Golfo.  Joe  Bonanno  si  presentò  nell’albergo  di  via
           Roma con la prosopopea del grande capo, ma non sappiamo fino a che punto i siciliani si lasciarono
          convincere.  Dobbiamo  ricordare  che  il  suo  grande  nemico  newyorkese,  Carlo  Gambino,  era
           palermitano,  manteneva  a  Palermo  relazioni  e  parentele:  è  escluso  che  sul  versante  siciliano  si
           ignorassero le difficoltà in cui si trovava Bonanno al di là dell’oceano.

           S. Buscetta racconta che Joe Bonanno invitò i palermitani a organizzare la Commissione provinciale o Cupola di

           Cosa Nostra per avere un corrispettivo e un interlocutore con la Commissione americana.

           L. Mah... a mio parere Bonanno cercò di conquistarsi un canale, quanto più possibile esclusivo, con
           i  palermitani.  E  a  questo  scopo  può  darsi  li  abbia  effettivamente  invitati  ad  agire  in  maniera
           coordinata.  Ma  Buscetta,  come  al  solito,  nega  si  sia  parlato  di  narcotraffico.  E  non  è  proprio
           credibile.


           S.  La  Commissione  però,  ne  abbiamo  fatto  cenno,  era  sempre  esistita,  anche  prima  dell’eventuale  invito  o
           suggerimento di Joe Bonanno.

           L. Già il questore Sangiorgi a fine Ottocento aveva descritto una rete di organizzazioni territoriali in
           grado  di  coordinare  la  propria  azione  attraverso  un’istituzione  direttiva.  Il  medico  mafioso
           Melchiorre Allegra e l’Ispettorato di Ps ne avevano parlato nei secondi anni Trenta: le fonti di polizia
           scrivevano di un Gran Consiglio della mafia americana – come il Gran Consiglio del fascismo – e
          già allora di una Commissione palermitana. Anche ora le fonti parlano di Commissione, come le

          Commissioni  senatoriali  americane,  come  la  Commissione  parlamentare  antimafia  italiana  (il
          sottomondo  trae  sempre  parole  e  quindi  modelli  dal  sovramondo).  È  logico  che  le  cosche,
          soprattutto se agiscono su territori contigui come avviene a Palermo e intorno a Palermo (o a New
           York),  cerchino  di  operare  d’accordo,  riunendosi  in  organismi  rappresentativi  e  federativi.  È
           possibile che questi vincoli siano stati ribaditi nella Palermo di fine anni Cinquanta.

           S. Ma gli anni Sessanta si aprono con la prima guerra di mafia tra Salvatore Greco Cicchiteddu e i fratelli Angelo

           e  Salvatore  La  Barbera,  che  semina  decine  di  morti  e  rimette  la  violenza  mafiosa  al  centro  delle  attenzioni
          investigative...

          L.  La  guerra  scoppiò  a  breve  distanza  dalla  (presunta)  data  di  costituzione  della  Commissione.
           Questo  ci  deve  far  riflettere.  Stando  alla  versione  di  Buscetta,  la  Commissione  non  impedì
          l’omicidio di Calcedonio Di Pisa, uomo dei Greco, da parte dei La Barbera che lo accusavano di
          averli  truffati  in  una  certa  spedizione  di  eroina.  Da  lì  lo  scontro.  Dopo  qualche  tempo,  la

           Commissione  sarebbe  stata  sciolta:  insomma  durò  ben  poco  e  nel  suo  breve  arco  di  vita  non
           funzionò per nulla. Buscetta, come al solito, vagheggia ideologicamente l’onorata società del tempo
           antico che funzionava così bene, ma non vuole ammettere che la mafia mantiene l’ordine, quando ci
           riesce, con la prepotenza e l’intimidazione – non con sistemi pseudolegali e pseudodemocratici.



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