Page 52 - Potere criminale
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Mafia, banditi e polizia














           Gaetano Savatteri All’indomani dello sbarco anglo-americano in Sicilia, nell’estate del 1943, la Sicilia è una
          terra  senza  re  né  regno,  allo  sbando  e  fuori  dalle  leggi.  La  miscela  è  esplosiva:  in  particolare  per  il  fenomeno
          scioccante delle bande armate che infestano le campagne.

          Salvatore Lupo In effetti è questo uno dei segnali più clamorosi della dissoluzione dello Stato, di una

           congiuntura storica straordinaria che riporta per un attimo in auge i caratteri più arcaici della storia
          meridionale, e siciliana in specie.

          S. Era già accaduto in passato, dopo l’Unità d’Italia e dopo la Prima guerra mondiale. Ma i banditi siciliani
           sembra si comportino diversamente da quelli presenti in altre regioni del Sud Italia, forse proprio per il rapporto che
           ingaggiano con la mafia, a volte di intesa, altre di scontro.

           L.  E  allora  distinguiamo.  Il  «grande»  brigantaggio  postunitario  del  Mezzogiorno  continentale  va
           considerato  come  uno  strascico  delle  guerre  risorgimentali  e  coincise  con  una  sorta  di  guerriglia

           legittimista,  composta  da  grandi  gruppi  armati,  che  si  impegnarono  in  veri  combattimenti:
           insomma, era un fenomeno politico. Si sviluppò lungo la frontiera pontificia, in Basilicata e negli
           Abruzzi,  finì  presto  e  dopo  il  1865  non  se  ne  parlò  più.  Il  banditismo  postunitario  nella  Sicilia
          occidentale era invece composto da piccoli gruppi e sprovvisto di carattere politico, ma si rivelò un
          fenomeno  endemico.  Può  essere  assimilato  a  quello  che  affliggeva  l’Aspromonte.  L’uno  e  l’altro

          hanno  dato  luogo  a  fenomenologie  mafiose.  Potremmo  aggiungere  il  banditismo  sardo  della
          Barbagia,  da  cui  non  derivarono  gruppi  mafiosi,  anche  se  sarebbe  potuto  accadere  per  il  rifiuto
           collettivo della legge statale, concretizzato nella faida, nell’omertà, nella solidarietà verso i banditi.

           S. Vuoi dire che la mafia nasce dal banditismo?

           L. Dovrei dire forse meglio che la mafia nasce con il banditismo. In età postunitaria i gruppi mafiosi
           sono chiamati a gestire un problema grave di disordine sociale e di controllo del territorio, di cui il
           banditismo  è  sintomo  massimo:  gestiscono  la  sicurezza  privata,  garantendo  gli  amici  o  magari

           lasciando che le azioni banditesche vadano a colpire i nemici.

           S. Perché banditismo e mafia rinascono nel dopoguerra?

           L. Perché, come ho detto, lo Stato si dissolve insieme alla sua capacità di garantire l’ordine. Tieni
           conto che nell’estate-autunno del 1943, nel momento in cui l’Italia viene invasa dalle truppe alleate,
           mentre  il  fascismo  crolla  e  la  monarchia  sembra  incapace  di  garantire  la  continuità  dello  Stato,
           nessuno sa se lo Stato italiano si ricostituirà, in che forma e se la Sicilia tornerà a far parte di esso.

           S. È l’obiettivo separatista di portare l’isola fuori dal progetto unitario nazionale...


           L. Che va spiegato in quest’ottica e solo in essa.

           S. I banditi vengono reclutati dai separatisti: il percorso di Salvatore Giuliano da Montelepre è esemplare per
           raffigurare la conversione politica dei gruppi armati fuorilegge.


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