Page 53 - Potere criminale
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L. Però l’operazione si concretizza quando l’ipotesi separatista è tramontata: il nuovo corso italiano è
stato riconosciuto dagli alleati, la Sicilia è stata restituita al governo Badoglio, la monarchia ha trovato
un accordo con gli antifascisti e gli anglo-americani hanno mostrato a chiare lettere di non avere
alcuna intenzione di accreditare il separatismo. Dunque la criminalità banditesca non viene reclutata,
politicamente, in vista della fantomatica battaglia per la Sicilia indipendente, ma per creare uno stato
di tensione utile al fronte conservatore (comprendente alcuni separatisti), in cerca di una trattativa
con la Democrazia cristiana.
S. I morti del Primo maggio 1947, quando la banda Giuliano spara sulla folla, dovevano essere gettati sul piatto
di questo accordo tra mafia e Dc?
L. La prima ipotesi è che a sollecitare Giuliano all’azione siano stati i mafiosi di Piana degli Albanesi,
che avevano una lunga tradizione di terrorismo politico, risalente al dopoguerra precedente (ricordi
il sindaco Cuccia?) e che a questo punto militavano già nella Dc. La motivazione locale è
assolutamente plausibile, perché in quell’area erano già partite le lotte per la terra. Lo so che la
spiegazione può sembrare troppo «piccola». Però non è affatto detto che un evento «grande» debba
derivare per forza da una motivazione «grande».
S. E la seconda ipotesi?
L. Che la motivazione politica sia di dimensione regionale. Nata la Regione siciliana, si sono appena
tenute le prime elezioni regionali e i consensi popolari si sono divisi in tre parti più o meno
equivalenti: un terzo al Blocco del popolo social-comunista, meno di un terzo alla Dc e più di un
terzo a un composito fronte di destra, monarchica, liberale, ex separatista. La destra sa che i cattolici,
in rotta di collisione con i social-comunisti, avranno bisogno di lei: su scala nazionale e a maggior
ragione su scala regionale.
S. Veramente si è sempre detto che la strage del Primo maggio doveva sbarrare la strada al Blocco del popolo verso
la conquista del potere in Sicilia...
L. Ma in nessun caso la sinistra sarebbe andata al governo regionale con quell’esito elettorale e in
quella situazione politica nazionale! Per non dire poi della situazione internazionale. Te lo ribadisco:
se la strage ha un senso politico regionale, è quello di radicalizzare lo scontro aumentando il valore
del sostegno della destra (di alcuni gruppi della destra) alla Dc.
S. Se è come dici tu, vuol dire che il racconto fatto a sinistra ha avuto un’efficacia eccezionale, fino a diventare la
versione comunemente e sbrigativamente accettata.
L. Ti rispondo con Pietro Scoppola: non è vero che la storia la fanno sempre i vincitori – caso
tipico quello del dopoguerra italiano, nel quale tutte le versioni autocelebrative della sinistra sono
entrate a far parte dell’immaginario storiografico. Diciamo invece che la sinistra siciliana nel 1947 era
tutta da costruire, che stava appena cominciando a radicarsi attraverso la lotta per la terra e che era su
una strada di sviluppo destinata a confermarsi con le regionali del 1951 e le politiche del 1953.
Questo vuol dire che il terrorismo di Portella delle Ginestre non la fermò, ma anzi ne mostrò il
realismo politico nel respingere la provocazione, mantenendosi sul terreno della competizione
pacifica. Tipico il caso di Piana degli Albanesi: il paese con il maggior contributo di caduti nella
strage è stato per decenni uno dei comuni più rossi della Sicilia.
S. Tu parli di una versione autocelebrativa della sinistra, ma i morti sono morti. A partire dal 1947 saranno uccisi
moltissimi sindacalisti, uomini come Accursio Miraglia, Epifanio Li Puma, Placido Rizzotto, Salvatore
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